G102T05 Frascati - Terracina
Primoz Roglič entra nell’aula magna del Liceo Scientifico Classico Pedagogico “Leonardo da Vinci” di Terracina come fosse il rappresentante d’istituto il giorno dell’assemblea. La maglia rosa non viene eletta da nessuno, e ha un mandato per sua natura precario, tuttavia finché è in carica ha gli onori e oneri dell’incaricato. Il rappresentante Roglič ha contrattato con la direzione del Giro la neutralizzazione dell’ultimo giro del circuito finale, è arrivato bagnato – ma sereno – e adesso spiega che certe volte in questo suo mestiere la fortuna conta quanto la bravura.
Ha alle spalle un sipario di velluto rosso, chiuso, non emergerà nessuno a recitare Eschilo né Aristofane: l’aula magna del liceo oggi è la sede della conferenza stampa della quinta tappa del Giro. L’intera scuola, in verità, è stata adibita a quartier generale della tappa. La sala stampa dentro la palestra: tra un canestro e l’altro sono stata disposte dieci file di tavoli, schermi televisivi e prese di corrente; le spalliere usate a mo’ di appendiabiti, giacconi inzuppati stesi ad asciugare. La giuria si è posizionata come si conviene nell’aula professori, mentre la direzione della corsa – e non potrebbe essere altrimenti – nell’ufficio del preside. Fuori piove da ore, forse quest’acqua l’ha mandata Giove fanciullo dal tempio che gli è stato dedicato due millenni fa sopra Terracina, o forse l’ha mandata qualcun altro, magari lo stesso che ha deciso le sorti del Giro già finito di Dumoulin – comunque qualcuno più altolocato di un preside.
Sulle pareti dei corridoi sono appese le foto delle gite d’istruzione, i risultati del torneo interclasse di pallavolo, la bacheca degli annunci: una studentessa vende un vocabolario di greco, un’altra offre ripetizioni di algebra. Il Giro prende il prestito i luoghi della vita di tutti i giorni e li abita per qualche ora. Chi corre e chi segue il Giro d’Italia vive la perpetua condizione dell’ospite: prima di abitare la sua momentanea dimora deve seguire bene le frecce, chiedere informazioni, lasciarsi guidare verso la meta.
I velocisti sono i maestri dell’arte del lasciarsi guidare: prima delle volate si accodano ai compagni, o agli avversari; dopo le volate – quando le vincono – si lasciano accompagnare dai propri addetti stampa dentro scuole e municipi, palazzetti e sale comunali. Nessuno di questi luoghi è stato pensato per accogliere un evento di queste dimensioni; non c’è nulla di eccezionale nei posti dove ogni pomeriggio – per tre settimane e a prescindere dal meteo – i protagonisti del Giro, dopo aver sgomitato, sprintato e inseguito, vengono infine a parlare. È la totale ordinarietà di questi luoghi a rendere speciale ogni arrivo, unica quest’aula magna dove dopo Roglič prende la parola Ackermann, che ha vinto un’altra volata. Con addosso una giacca a vento e sulle guance tracce di rossetto, Ackermann confessa che dopo una giornata così l’unica cosa di cui ha veramente voglia sono venti minuti di doccia bollente. (LP)