G102T11 Carpi - Novi Ligure

Tutto parla di giubilo in questi giorni in maglia rosa di Valerio Conti. Il sorriso cordiale, gli stampi di rossetto sulle guance, i peluche che ritira ogni pomeriggio sul podio e che di tanto in tanto distribuisce ai compagni di squadra. C’è festa nelle urla che gli piovono addosso dai bambini a ogni partenza di tappa, e nei selfie – quasi sempre mossi – che grandi e piccoli gli richiedono con insistenza da dietro le transenne: Alé Valerio, Forza Conti, Evviva la maglia rosa.

C’è il germe del cambiamento in quello che Conti racconta a ogni conferenza stampa: da una settimana Valerio spiega da che sta diventando grande; ogni pomeriggio aggiunge un dettaglio nuovo al piccolo romanzo di formazione di questo suo maggio. Avverte di essere più rispettato da compagni e avversari: stanno tutti più attenti quando in gruppo gli passano accanto, sfiorandolo. Si è accorto che nessuno fa fatica a riconoscerlo, ormai, e i messaggi sui suoi social si moltiplicano – così come le interviste. In ciascuna di esse cerca di stemperare meglio che può il suo accento: non per vergogna, e nemmeno per sembrare diverso da quello che è, ma per una qualche forma di rispetto nei confronti del corridore nuovo che sta diventando. Più maturo, più consistente. Più importante.

I giorni in maglia rosa di Conti parlano di futuro. Il suo: vorrebbe provare a vincere il Giro un giorno, o forse una grande classica, o meglio ancora tutt’e due. Vorrebbe che grazie a lui il ciclismo guadagnasse più amore nella parte d’Italia da cui proviene. Vorrebbe sforzarsi di essere meno umile e di tenere i piedi un po’ più staccati da terra di così, perché la nuova dimensione in cui è entrato è un fatto, non un’illusione, e certi fatti impongono di adeguarvisi.

Ma questa settimana in maglia rosa di Conti parla soprattutto di presente. Dell’eccezionalità della condizione di questi giorni in cui non è più il corridore che era ma non sa ancora che corridore diventerà; delle attese che serba stasera, dopo la seconda vittoria di Ewan e prima delle grandi montagne. Valerio Conti entra nel Museo dei Campionissimi di Novi Ligure con un misto di attesa e sospensione. Quanto a lungo ancora conserverà la maglia rosa? Chi vincerà alla fine il Giro? Cosa gli riserverà il futuro? Tutto questo Conti non lo sa, non può saperlo, non lo sa ancora nessuno tra gli appassionati delle storie raccontate attraverso “quel misterioso traliccio metallico che è la bicicletta”, come scrisse una volta Brera. (LP)

 

 

PS - Di questo e altro parleremo tra un po' nel nostro podcast notturno "Giroglifici - un programma tutto da decifrare". Non sappiamo ancora quando, ma se ci seguite a un certo punto vi manderemo tutti i link.

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