Gli articoli di Bidon più letti del 2023

Torna il classico appuntamento di fine dicembre con il riepilogo degli articoli di Bidon più apprezzati nel corso dell'anno. Si tratta di articoli legati a esiti di gare: abbiamo escluso da questa graduatoria i contributi legati alla morte di Gino Mäder, l'evento che emotivamente ha segnato di più gli ultimi dodici mesi di ciclismo professionistico. Un nostro piccolo ricordo di Gino potete recuperarlo qui

Di seguito invece c'è la top-5 dei resoconti - più uno - che vi sono piaciuti di più nel 2023. Su Payhip, infine, trovate Quelli che sognano di giorno, la raccolta di articoli scritti da Leonardo Piccione durante il Tour de France 2023, a meno di un euro: un'occasione in più per ringraziarvi e augurarvi - augurarci - un altro anno di grande ciclismo.

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1. SOPRATTUTTO GAMBE (ovvero la Roubaix di Mathieu van der Poel)
«Un giorno qualcuno più giovane di noi chiederà conto dei nostri capelli grigi e ci sottoporrà la temuta domanda: chi era più forte tra Van der Poel o Van Aert? E noi, risultati alla mano, dovremo dire: Van der Poel. Per poi aggiungere un attimo dopo: Ma che spettacolo era Van Aert. Non c’è Van der Poel senza Van Aert, e una vittoria di Van der Poel quando Van Aert è assente, o non è al suo meglio, o fora nel momento chiave, è come se difettasse di un ingrediente, un sapore al quale per anni ci siamo fatti la bocca.»

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2. UN COMPITO PIÙ GRANDE (ovvero il Fiandre di Tadej Pogačar)
«Pogačar modifica il suo corpo (un paio di chili in più, per digerire meglio le pietre), affina le strategie (attacchi mirati sul Kwaremont, il muro a lui più congeniale), adatta preparazione e calendario in una progressione che riesce nell’impresa di essere insieme scientifica e letteraria, programmata e naturale. Se non vincessi il Tour de France saresti soddisfatto del tuo 2023?, gli hanno chiesto. E lui ha risposto certo che sarei soddisfatto, con un’espressione quasi sorpresa dalla domanda, come a dire non è ancora chiaro che il Padre mio mi ha mandato per un compito più grande, che il mio mandato va al il là di questa o quella gara?»

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3. LA FORZA DI DIECI CAVALLI (ovvero lo straordinario mondiale di Glasgow)
«Bettiol aveva al suo inseguimento gli Avengers del ciclismo moderno, e nelle sue parole del post-tappa, nei suoi occhi rossi, c'era lo sconforto di almeno un paio di generazioni di corridori che avevano cominciato a vincere (o a sperare di vincere) e poi si sono ritrovati un po’ così, esausti e confusi. Quella che ha travolto il ciclismo è una marea di talento, cristallino e spumeggiante, che procede a ondate. L'ultima grande cresta si è alzata a 22 chilometri dal traguardo di Glasgow, con spruzzi bianchi velati d’arancio, come la divisa di Mathieu van der Poel.»

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4. PERSONE NORMALI (ovvero la cronometro di Vingegaard al Tour de France)
«Pensavamo che per tener traccia delle risibili differenze tra i Mostri occorresse un orologio atomico, di quelli che perdono un secondo ogni quindici miliardi di anni. E invece altro che metrologia quantistica: per misurare il distacco maturato oggi tra Jonas Vingegaard e Tadej Pogačar sarebbero stati sufficienti strumenti ben più rozzi. Clessidre, svegliette da comodino, timer da cucina, qualsiasi cosa in grado di contare non le frazioni di secondo, non i singoli secondi, ma le decine di secondi.»

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5. IMPRESSIONI DI SEPPTEMBRE (ovvero la Vuelta di Sepp Kuss)
«È una benedizione che dalla razzia iberica dei gialloneri sia uscito trionfante il garbo di Sepp Kuss, la cui gioia spaesata mette a dura prova il nostro cinismo, la nostra crescente refrattarietà a quelle congiunzioni astrali che non abbiamo più voglia di chiamare favole, e che però continuano a essere preziose singolarità spazio-temporali in cui le piccole vicende dello sport diventano universali. Che il senso dello sport sia premiare il più forte sempre e comunque è una falsità, o nel migliore dei casi una verità parziale. Lo sport di significati ne ha infiniti: tra i più nobili c’è che talvolta le fatiche del passato sfuggono al dimenticatoio, fioriscono in modi inaspettati, e l’universo trova il modo di farcele cogliere come occasioni.»

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Extra. VIRAGE PINOT (ovvero i saluti di Thibaut Pinot)
«La sua parabola ha parlato al pubblico del ciclismo come poche altre nella storia recente di questo sport, trascendendo la dimensione strettamente agonistica. A un certo punto non importava più dove si piazzasse, che risultato ottenesse. Per lui forse continuava a contare (Solo la vittoria è bella, ha tatuato su un braccio), ma per chi lo attendeva era sufficiente che ci fosse: che Pinot passasse, con le spalle mai ferme e la faccia da teatro.»

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