Classifica appunti del 15 maggio 2021

 

Una serie di appunti presi durante il Giro d'Italia 2021 da Leonardo Piccione e riproposti senza particolare ordine. Elenchi, pensieri, foto e stralci da un viaggio al seguito dell'edizione 104 della Corsa Rosa.

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C'è un incolonnamento sull'A14, direzione Pescara. La tappa è partita; bus, ammiraglie e suiveur in automobile hanno lasciato i corridori alle loro consuete divagazioni tra statali e provinciali e optato per l'autostrada, così da anticiparli verso Termoli. 

Ci siamo anche noi. Per la prima volta dall'inizio del Giro fa caldo, mi compiaccio dell'intuizione avuta stamattina di infilarmi un paio di pantaloncini. Stravaccato sul sedile posteriore, la testa poggiata al finestrino, sento piombare su di me, direttamente dalla mia infanzia, il misto di attesa, euforia e sonno perduto tipico dell'inizio di una lunga giornata al mare.

Seguire il Giro d'Italia è andare al mare per tre settimane, tutti i giorni, anche quando poi alla fine il mare non c'è. Ma oggi c'è.

Il tratto della costa abruzzese, per un pugliese che scende, è un'inarrestabile cavalcata verso forme e colori via via più familiari. I centri abitati che si susseguono - tutti sulla destra, l'Adriatico a sinistra - sono grani di un rosario recitato molto volte: Giulianova, Roseto, Pescara, Francavilla, Ortona, Vasto. Poi c'è Termoli. Termoli è una parentesi aperta e subito richiusa, un dubbio fugace, l'ultimo bastione da oltrepassare. Da lì a casa è una volata.

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Una dichiarazione del velocista più forte al mondo:

«Quando perdo sono estremamente insoddisfatto.» (Caleb Ewan, che per fortuna dei suoi compagni di squadra a Termoli ha vinto)

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Una doverosa specifica fatta dalla maglia rosa:

«Mi chiamo Attila. Con la A, non con la O.» (Attila Valter, uno che ai particolari ci tiene)

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La prima foto che ho scattato a Remco Evenepoel da vicino (vicino ma non troppo, i raggi cosmici sono dannosi per gli esseri umani):

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Il quartier tappa è quasi sempre dentro un palazzetto dello sport, o in una scuola. Oggi è nell'Istituto Comprensivo Schweitzer di Termoli. "Quartier tappa" è un nome gergale, perché la dicitura ufficiale del luogo dove ha sede la sala stampa (e la giuria, la direzione di corsa e molto altro) è "Quartier Generale". Non mi abituerò mai a questa cosa che noi ogni giorno impieghiamo notevoli energie fisiche e mentali nella ricerca di un misterioso Quartier Generale. 

Una parte di me si figura ogni volta certi palazzoni dei fumetti. Qualcosa come la Sala della Giustizia della JLA, per intenderci, o il Baxter Building dei Fantastici Quattro. Grandi monitor all'interno, decine di computer, conciliaboli.

Ci avviciniamo all'ingresso dell'Istituto Schweitzer a passo sostenuto. Un uomo vestito di nero ci ferma, ci saluta, ci scannerizza il pass. Il suo device si illumina di verde: possiamo accedere al Quartier Generale; siamo pronti anche oggi a salvare il mondo.

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Oggi mi guardo l'arrivo di tappa in strada. Ho voglia di sentire il brusio incalzante delle biciclette, guardare dentro il caleidoscopio che è un gruppo lanciato in volata. Mi piazzo a poco più di un chilometro dal traguardo, là dove le transenne sono più basse, gli spettatori più radi, la vista migliore. Passano le moto, passa l'auto di inizio corsa, l'elicottero avanza sopra le nostre teste.

Un'altra cosa cui non penso mi abituerò mai è la strana tensione che precede il passaggio della corsa, quel piccolo tumulto di sensi a cui non so dare un nome e che mi illudo di poter immortalare con lo smartphone. Altre volte mi sono accorto troppo tardi del sopraggiungere dei primi, ma stavolta non mi fregano. Anticiperò il gruppo, scatterò la foto in leggero anticipo, prima ancora di vedere i corridori. Ecco, sento che arrivano, clic: 

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Una cosa che ho ascoltato e che voglio imparare a memoria:

«La luna mi piace e la terra e pure la galassia. In bici si va lontano.» (Alessandro, alunno dell'istituto di Termoli, sede della sala stapa di tappa, citato nella settima puntata di GIROglifici 2021)

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Una citazione da un libro che sto leggendo:

«I nostri cieli hanno queste maledette unghie affilate che ti artigliano, non si può andar via senza graffi.» (da Spatriati, di Mario Desiati)

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Una vecchia dichiarazione con cui chiudere:

«Non ci speravo nemmeno, ma dopo che sono entrato in fuga ho cominciato a crederci un po', quando siamo rimasti in sei ci ho creduto ancora di più, quando ho visto che l'arrivo tirava in su mi sono detto: quasi quasi oggi ci riesco». (Michele Scarponi sulla sua vittoria nella Sulmona-Benevento del Giro 2009, citato da Filippo Cauz nell'articolo di oggi per sito del Giro).

 

 

 

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Puntate precedenti:
06 - 14 maggio
05 - 13 maggio
04 - 12 maggio
03 - 11 maggio
02 - 10 maggio
01 - 09 maggio

 

 

 

 

A cura di Leonardo Piccione. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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