[Kings of Bidons] Josef Černý
Correre un grande giro senza capitano non è un mestiere facile per un gregario. Le pressioni sono inferiori, certo, ma i compiti in corsa sono più confusi. Per questo la CCC, pur senza grandi speranze di classifica, ha voluto stabilire delle gerarchie al Giro: un paio di attaccanti (Antunes e Ventoso), un velocista (Mareczko) e un uomo da tenere il più in alto possibile (De La Parte): gli altri sono gregari. Uno di questi veste la maglia di campione ceco, è Josef Černý. “Le mie possibilità di entrare nelle fughe non sono altissime, quindi mi sforzo di aiutare i miei capitani. Li aspetto quando gli succede qualcosa, gli apro la strada per risalire il gruppo, e ovviamente vado a prendere le borracce”. Quante esattamente non lo sa neanche lui. All'inizio erano 7, una per compagno, ma col passare del Giro qualcuno è tornato a casa. Černý invece ci tiene a finire questo suo primo grande giro, che ha preso il via il giorno del suo 26° compleanno.
Prima di Verona però ci sono ancora molte montagne: “Non posso dirti come saranno, perchè a parte il Mortirolo ieri non ho mai fatto salite così lunghe e dure. Ma sono allenato e motivato per sopravvivere”. È soprattutto informato, Černý: prima del Giro si è accertato con i colleghi più esperti riguardo il funzionamento del gruppetto.
La vita ciclistica di Černý è cambiata parecchio negli ultimi anni. Arrivato al ciclismo per passatempo – prima si dedicava per lo più all'hockey – lo ha poi scelto perché ama stare all'aperto. La sua prima bici è stata una mountain bike, poi i primi successi tra i dilettanti e il passaggio alla CCC, quando era ancora una squadra professional. “Ci sono arrivato troppo giovane, però. Così ho deciso di fare un passo indietro, per guardare in avanti”. Nel 2017 Josef è tornato in patria, nella piccola Elkov, con cui l'anno scorso ha ottenuto risultati e due titoli nazionali (sia in linea che a cronometro): “Sono diventato più forte. O almeno lo spero”. La chiamata nel World Tour curiosamente è giunta dallo stesso sponsor polacco dei suoi esordi. Tra le maglie arancioni quella di Josef è l'unica diversa, tanto che nelle prime corse stagionali si è perso qualche rifornimento: i massaggiatori non erano abituati a individuare i colori della bandiera ceca.
Quando non deve assistere compagni più graduati, Černý cerca di mostrare il suo tricolore all'attacco: “Mi piace molto andare in fuga. Ci proviamo un po' tutti: il più fortunato ci riesce”. Durante quest'ultima parte di Giro spera di mangiare qualche pizza: “E' la cosa che amo di più dell'Italia, anche se mi manca la pilsner”. Nel frattempo fa nuove conoscenze: “Non so cosa farò dopo, ma magari a fine carriera avrò preso i contatti giusti per restare in questo mondo con un altro ruolo”. Il ciclismo per Černý, che in ceco significa 'nero' ma in Italia si è guadagnato il soprannome di 'Peppe', è anche più di una passione: è uno strumento sociale. (FC)