G102T14 St.Vincent - Courmayeur

Il Giro d'Italia si regge su un equilibrio precario. Vive la condizione dell'oggetto del desiderio che i due maggiori pretendenti non si decidono ad agguantare. Nibali vorrebbe ma ancora non può; Roglic potrebbe ma forse non vuole. Uno attacca, ma senza esagerare. L'altro risponde, ma stando attento a non strafare. Tutti guardano a loro e loro si guardano a vicenda, così che nel mezzo della contesa si apre ancora una volta uno spazio, uno spiraglio che col passare dei chilometri finisce per assomigliare a una voragine. Richard Carapaz, 170 centimetri per 60 chili, sembra fatto apposta per infilarsi nele fessure delle corse. Sul Colle San Carlo freme alle spalle di Damiano Caruso, che – certo – è un gregario enorme, ma non una barriera sufficiente a frenare gli slanci dell'ecuadoriano. Carapaz è il miglior scalatore di queste prime due settimane di Giro: salta Caruso, guadagna mezzo minuto su tutti, mantiene il vantaggio in discesa e lo dilata a dismisura salendo a Courmayeur. Viene fermato soltanto dalla fine della tappa e dalla verticalità del Monte Bianco, che s'impone poco oltre la linea d'arrivo tappezzando gran parte del visibile. Guardandolo dalla frazione di Entrèves si scorgono soltanto creste, guglie, ghiacci perenni e una funivia, grandiosa: la 14a tappa è lo Skyway del Giro di Carapaz, che si prende tappa e maglia rosa. Pensa al suo Paese.

Non sa ancora che tipo di festa sia in corso in Ecuador, se le strade della provincia del Carchi siano affollate di grida di giubilo. Non si è informato sui dati di ascolto di un Giro d'Italia che vive le sue fasi calde quando dalle sue parti è mattina, suonano le sveglie e alcuni bambini – ma non molti – saltano in sella a biciclette obsolete per sfidarsi sulle rampe andine, magari innamorarsi del ciclismo. Proprio come è successo a Carapaz: una tappa del Giro in streaming, un cellulare per tornare indietro di qualche tempo, ritrovare i video delle grandi imprese sulle montagne e immaginarsi un futuro in Italia. Al passaggio tra i professionisti, Carapaz diceva che vincere il Giro sarebbe stato il suo sogno più grande. Oggi, ingigantendo lo spazio lasciato libero da Roglic e Nibali, ha cominciato ad avvicinarlo.

Carapaz il pioniere: ad ogni passo stabilisce un piccolo primato. Il primo straniero a vincere in Colombia; il primo ecuadoriano a vincere al Giro, e a indossare la maglia rosa; il corridore che vive alla quota più alta di tutti, 2980 metri. Carapaz l'elevatissimo: esulta di fronte alla vetta più alta d'Europa, tra le più agognate dagli alpinisti di tutto il mondo. La prima scalata del Monte Bianco è considerata la nascita stessa dell'alpinismo: nel 1786, merito di un medico e di un cercatore di cristalli. Senza cercatori di cristalli non esisterebbe l'alpinismo, dunque, così come senza scalatori – quelli come Carapaz, quelli che si fiondano negli spazi vuoti – non esisterebbe l'essenza dei grandi giri.   (FC-LP)

 

 

 

 

 

PS - Di questo e altro parleremo tra un po' nel nostro podcast notturno "Giroglifici - un programma tutto da decifrare". Non sappiamo ancora quando, ma se ci seguite a un certo punto vi manderemo tutti i link.

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