[Wollongong 2022] L'antifragile

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    Scalatore da bancone, pistard da divano. Ama il rumore, i bratwurst, dormire e leggere seduto sul water. Ha visto il volto di Dio in tre occasioni: una volta era Joey Baron, le altre due Laurent Jalabert.

Non c'erano telecamere a immortalare la luce del primo mattino a Wollongong. Ma c’era lo sguardo di Ellen van Dijk a scrutare i movimenti della sua compagna di stanza Annemiek van Vleuten: «Era scontrosa, avrebbe voluto così tanto diventare campionessa del mondo, e invece non era possibile». Come se van Vleuten non si conoscesse ancora a sufficienza, non avesse imparato l'inesistenza dell'impossibile.

Oggi non era possibile, secondo Annemiek, per via dell'incidente di mercoledì, al via della cronostaffetta: gomito rotto, piani rovinati. E che piani. L'idea era di attaccare sul Monte Keira e farsi 120 chilometri in solitaria per andare a prendersi la maglia iridata. Come e più che a Harrogate, tre anni fa. Invece un'altra frattura mondiale, come a Innsbruck 2018: caduta a inizio gara, ginocchio rotto, settima al traguardo. Una frattura come al Giro del 2020, una settimana prima dei mondiali: polso rotto e medaglia d'argento a Imola.

Il suo allenatore Louis Delahaije l'ha definita "antifragile". Una caratteristica con cui si nasce: va coltivata. Annemiek lo fa allenandosi, resistendo, esponendosi al vento, alla pioggia, alla luce, e il più delle volte vincendo. Lo fa perché è qualcosa di più del suo mestiere, è la sua missione. Anche quando non sembra.

Non era partita per vincere a Wollongong, dove la luce è una traccia pastello, un'invasione di colore che buca lo schermo del televisore e invade i salotti in tutti i fusi orari del mondo. La luce di Wollogong ha raccolto tutta la forza della natura selvaggia per riversarla sulle superstiti di una corsa lunga e combattuta. Sono la pioggia, l'aria salmastra e i colori del tramonto che si abbracciano, accelerati dai fari dei mezzi al seguito della corsa. Un urlo, di dolore e di gioia.

Quando Van Vleuten si è ritrovata lì davanti, lottando con un dolore al gomito che lei stessa ha definito "infernale", lo spettro luminoso del cielo australe ha combinato un nuovo scherzo, disegnando un vivace arcobaleno. E oltre l'arcobaleno, si sa, accade l'impossibile. Oltre l'arcobaleno si entra nell'antifragile regno di Annemiek van Vleuten, che a fine corsa ha commentato con parole ben diverse da quelle del mattino: «Dopo una battuta d'arresto, guardo principalmente a ciò che è ancora possibile». Nel suo caso, tutto.

 

 

Testo: Filippo Cauz
Foto: Tornanti.cc 

 

 

 

 

 

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