Classifica appunti del 28 maggio 2021

 

Una serie di appunti presi durante il Giro d'Italia 2021 da Leonardo Piccione e riproposti senza particolare ordine. Elenchi, pensieri, foto e stralci da un viaggio al seguito dell'edizione 104 della Corsa Rosa.

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Sotto la cupola del Mart di Rovereto, corridori e biciclette si mostrano a turno. Arrivano, salgono sul palco, firmano, se ne vanno. Poi arriva un altro gruppo, altri colori, altri nomi. Nessuno di essi ha tempo di visitare il museo; in pochi sanno di trovarsi nell’ingresso di un museo. Loro non sono visitatori, d’altra parte: sono opere d’arte. 

Mentre immagino che le loro metà - i velocipedi - sarebbero a loro agio nelle sale qui intorno, magari in una collezione di Depero, la vista ravvicinata dei loro corpi mi riportano alla scultura classica, più che all’arte moderna.

La posa ieratica di Attila Valter, le braccia lungo i fianchi e lo sguardo inespressivo, ha un che di dorico. Vincenzo Nibali è dolorante e romanico, potrebbe essere fuoriuscito dalla facciata di una bella cattedrale emiliana. L’estrema plasticità di Almeida, una gamba in avanti e le mani incrociate, rende le sue linee assai morbide, vorrei dire rinascimentali, talmente realistiche da chiedersi, osservandolo, "Perché non parli?". E invece parla pure, adesso lo intervistiamo.

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La dodicesima foto che ho scattato durante questo Giro: alcuni dei 486 abitanti di Zenevredo (Pavia), visti dal lunotto posteriore della nostra auto durante l’attraversamento della strada del paese, dipinta di rosa nella sua fascia centrale.

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La tredicesima foto che ho scattato durante questo Giro: Angelo Viola, 85 anni, ex batterista dei "Baronetti del Mambo", attende il passaggio del Giro a venticinque chilometri dall'arrivo, sotto un piccolo grappolo di palloncini rosa.

Gli piacciono Nibali e Bernal, e ha un suggerimento per la maglia rosa: «Non bisogna seguirli, quelli che scattano. Bisogna lasciarli andare e poi pian piano riprenderli.»  

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Quattro scene che ho visto a Stradella immediatamente dopo l'arrivo della diciottesima tappa del Giro:

- un gruppo di ragazzini delle medie che, sudati e paonazzi, sfruttavano la parte rimanente di un pomeriggio senza compiti a casa per giocare a nascondino tra i vicoli paralleli al rettilineo d'arrivo;
- un uomo di mezza età che in zona bus continuava a tastare i copertoni di una bici di scorta della Trek, fino al momento in cui si è fatto coraggio e ha chiesto a un meccanico della squadra: "Che prezzo può avere questa?".
"Diecimila euro", ha detto il meccanico. "Ah diecimila", ha sospirato l'uomo abbassando lo sguardo e deviando così le sue attenzioni sul rivolo d'acqua saponata che proveniva dal bus della squadra, nel quale uno dei corridori si stava facendo la doccia;
- un padre che con un occhio guardava il Processo alla tappa in tv e con l'altro teneva d'occhio la figlioletta che scorrazzava in strada, richiamandola di tanto in tanto, in arabo, all'interno di un bar cinese sui cui schermi e tra i cui tavoli si discuteva di Giro d'Italia.

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Un'ammissione di Alberto Bettiol, vincitore di tappa a Stradella:

«Ho un sacco di difetti. Sono umano, forse il più umano di tutti.»

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Due cose buone che ho mangiato:

- le ciliegie che ci hanno offerto in una cantina presso il castello di Cigognola;
- un amaretto al pistacchio che avevo comprato in una panetteria di Castel di Sangro e che ho trovato soltanto stamattina in un angolo dello zainetto.

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Una citazione con cui chiudere:

«Il Giro d'Italia è sempre una grande avventura umana. La strada è un teatro unico, perché sulla strada c'è il mondo, e il Giro attraversa il mondo. E poi c'è la gara, la lotta, l'incertezza. L'aspettativa. Domani andiamo a vedere: cosa succede? E dopodomani, cosa succede? E nella cronometro? Sono interrogativi che accendono l'attesa e creano il successo di ogni Giro.» (Claudio Gregori, giornalista e scrittore, intervistato all'interno del diciottesimo episodio di #GIROglifici2021)

 

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A cura di Leonardo Piccione. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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