Classifica appunti del 31 maggio 2021

 

Una serie di appunti presi durante il Giro d'Italia 2021 da Leonardo Piccione e riproposti senza particolare ordine. Elenchi, pensieri, foto e stralci da un viaggio al seguito dell'edizione 104 della Corsa Rosa.

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Arrivano uno dopo l'altro, a velocità diverse, con facce diverse. Tutti stringono i freni, alcuni facendoli stridere più di altri. Si fermano. Allentano la rotellina del casco, se lo tolgono, si asciugano il viso. Hanno finito un Giro d'Italia.

Per Samuele Battistella, 22 anni, è il primo. Sfinito, ma raggiante, si abbandona per qualche minuto sul sedile anteriore del pullmino Astana, poi salta fuori all'improvviso, in canottiera e calzini, per accogliere Matteo Sobrero, 23 anni, suo compagno di squadra, autore di una grande cronometro: 4°. Gli dà un colpetto sulla spalla: "Vecio, ma quanto sei andato?!"

Sobrero ha un attimo di esitazione, non replica, nel finale è stato rallentato da un'ammiraglia avversaria e gli dispiace, avrebbe potuto fare ancora meglio di così, ma il fastidio dura poco, risponde a una prima domanda dei giornalisti, alla seconda ha già ritrovato il sorriso. Svoltata la transenna, raggiunge Battistella. Si mettono in posa uno accanto all'altro, il Duomo sullo sfondo, un massaggiatore di fronte a loro con uno smartphone: "Al nostro primo Giro insieme!". Clic.

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La fine del Giro è l'ultimo giorno di scuola, difatti in zona arrivo è tutto un aprirsi e chiudersi di borse, borsoni, zainetti. Quello di Simon Pellaud, il vincitore del "Premio fuga" è particolarmente pratico e capiente. Se l'è stretto intorno alla vita e al petto, eccolo pronto a ricominciare a fare quel che gli riesce meglio, partire:

Quello di João Almeida è più piccolo e leggero, da scolaro in gita più che da viaggiatore. È personalizzato con nome e bandierina portoghese, ma non occorre certo leggere per rendersi conto che è lui, basta osservare la concentrazione con cui attende che qualcuno gli comunichi la notizia. È uno dei pochi a giocarsi ancora qualcosa oggi; è andato forte, di sicuro scalerà qualche posizione in classifica generale, ma nessuno riesce a dirgli se alla fine sia arrivato quinto o sesto.

(Ho appena letto su Twitter che è arrivato sesto, per appena mezzo secondo. Non sarò io a renderglielo noto.)

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Paul Martens, 37 anni e mezzo, ha appena terminato la sua cronometro e la sua carriera, che ha deciso di interrompere oggi a Milano dopo 15 stagioni di professionismo. Mentre affida la sua bici a un addetto della squadra, sa che è l'ultima volta. Ha corso un Giro intero a guardarsi ai lati, oltre la strada, come non aveva mai fatto prima. Ha compilato una lista di luoghi in cui vorrebbe tornare quanto prima con moglie e figli, Canazei e lago d'Orta in cima.

Ora decide di prolungare questo suo pomeriggio rimanendo in tenuta da gara per tutto il tempo che lo separa dall'arrivo dei compagni di squadra meglio piazzati in classifica. Si cambia giusto le scarpe, infilandosi un paio di sneakers che lo ringiovaniscono un bel po'. Poi si poggia al portabagagli dell'ammiraglia. Rovista nel borsone, tira fuori il telefono, fa una videochiamata. Man mano che giungono i compagni li accoglie con un abbraccio, si complimenta con loro per il Giro finito, loro si complimentano con lui per la nuova vita cominciata. 

- Quale sarà la prima cosa che farai domani da ex-ciclista, Paul?
- Chiederò ai miei figli cosa hanno voglia di fare.

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La terz'ultima foto che ho scattato durante questo Giro d'Italia: George Bennett (il capitano della Jumbo-Visma designato a inizio Giro, 11° alla fine, una delle delusioni della corsa), Tobias Foss (il capitano designato dalla strada, 9° alla fine, una delle sorprese della corsa), acqua in cartone, acqua in bottiglia, un marciapiede, una buccia di anguria, tranquillità.

 

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La penultima foto che ho scattato durante questo Giro: il giapponese Yukiya Arashiro (36 anni, 14 grandi giri completati e un numero di sorrisi non quantificabile) solleva il suo smartphone per scattare una foto del podio del Giro d’Italia 2021, sul cui secondo gradino è salito a sorpresa un suo compagno di squadra, Damiano Caruso da Ragusa.

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Alcuni tratti sportivi e umani di corridori che mi porterò dietro:

- la baldanza, la consistenza e infine la fragilità di Remco Evenepoel
- la testardaggine di João Almeida
- la disorientante incostanza di Simon Yates
- la sorprendente loquacità di Bauke Mollema
- la trasformazione (compiuta) di Victor Campenaerts
- il ricco vocabolario di Stefano Oldani
- la costanza in salita di Alberto Bettiol
- l'imponenza del diciottenne Andrii Ponomar
- l'efficace poliglottismo di Pavel Sivakov (e il suo rapporto conflittuale con l'asfalto)
- la pazienza (ripagata) di Giacomo Nizzolo
- gli occhi furbi di Simon Pellaud
- l'autoironia di Felix Grossschartner
- lo scarto tra la gravità del tono di voce e il profondo divertimento nelle parole di Andrea Vendrame
- la leggerezza di Lorenzo Fortunato (e l'enorme Giro che ha corso)
- la fedeltà a se stessi di Alessandro De Marchi e Damiano Caruso

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Cinque piccole cose che avevo quasi dimenticato e che il Giro 2021 mi ha aiutato a ricordare:

- che viaggiare è di gran lunga il modo migliore per spendere il nostro tempo su questo pianeta
- che non si finisce mai di imparare dagli esseri umani, specie da quelli in bicicletta
- che i sogni si realizzano più spesso di quanto crediamo, anche se quasi mai quando lo desideriamo di più
- che da soli si sta bene, ma in mezzo agli altri c'è più gusto
- che l'Italia sa far trattenere il fiato, e Milano può essere bellissima

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L'ultima foto che ho scattato durante questo Giro: la maglia rosa mentre saluta i colombiani in festa, visto dal camioncino dove ha appena tenuto l'ultima conferenza stampa di quest'edizione.

(È diverso, Bernal. Per quanto vince, per come vince, per quello che dice. Ha appena conquistato il Giro d'Italia a 24 anni dopo aver vinto il Tour de France a 22 e, anziché indugiare in giri di parole su quanto sia bello essere felici, decide di dirci quanto sia difficile essere felici.

Ci spiega quanto siano stati complicati per lui i mesi successivi alla vittoria del Tour, mentre, dopo aver ottenuto giovanissimo più di quanto la stragrande maggioranza dei ciclisti possa sperare di ottenere in una carriera intera, si chiedeva cosa farsene della sua vita, che senso avesse continuare con i sacrifici e la routine del suo sport: «E adesso?».

Ci racconta che ha fatto fatica, che gli facevano male schiena e testa, che si è fermato, è tornato a casa e si è rimesso in gioco. Ha compreso che la felicità non deriva dall'ottenere sempre di più ma dal godersi le cose semplici; la fattoria in cui vorrebbe vivere, le mucche, le galline, la fidanzata e i genitori. 

Egan Bernal ha ritrovato le sacre radici del suo pedalare, che risiedono nella grinta e nel divertimento, nella spensieratezza e nella passione. Dedica la sua vittoria agli appassionati di ciclismo: "A questo sport che ci fa emozionare", dice. E mentre lo dice il suo viso si accende, il suo sorriso occupa per intero il camioncino dentro cui siamo seduti, esce, attraversa l'odore acre di spumante e gli ultimi coriandoli rosa messi in circolo dal vento, va a sommarsi alla luce bianca di questo pomeriggio di primavera in Piazza del Duomo.)

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Una citazione con cui chiudere:

«Sullo stesso marciapiede e nello stesso isolato della macelleria c’era un’officina per la riparazione delle biciclette. Era un locale di legno, con innumerevoli pezzi di ricambio appesi alle pareti, tra le fotografie incorniciate di artisti del cinema. Lì si riunivano a chiacchierare ogni pomeriggio i ragazzi del quartiere. Lì si riparavano le biciclette della macelleria. E lì sentii parlare, per la prima volta nella mia vita, di ciclismo sportivo.

Allora – a sedici anni – venni a sapere che una bicicletta può servire per molte cose, oltre che per consegnare la carne. Fu come se mi avessero aperto gli occhi: mi resi conto che in bicicletta si poteva arrivare più lontano di quanto credessi.» 

(da Gente di Bogotá, di Gabriel García Márquez, citato nell'ultimo episodio di #GIROglifici2021)

 

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Fine della ventesima ed ultima puntata.

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02 - 10 maggio
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A cura di Leonardo Piccione. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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