La primavera perfetta di Enrico Brizzi

 

Esce oggi in tutte le librerie "La primavera perfetta", il nuovo romanzo di Enrico Brizzi. Una storia di amori, errori e rivalse raccontati attraverso le vicende di Luca Fanti, fratello e manager di Olli, detto Torpedo, il velocista più vincente del ciclismo professionistico.

In occasione dell'uscita del libro, vi presentiamo in anteprima un estratto dal capitolo intitolato "Torpedo".

 

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Alle sette e mezza, gli occhi ancora pesanti di sonno, chiamo i miei figli per augurare loro una buona giornata.
È un rituale che mi ricorda di quando potevo farlo dal vivo, baciandoli in fronte, una specie di salvagente al quale m’aggrappo per restare a galla fino a quando non potrò rivederli.

Quando riattacco mi resta addosso una sensazione contraddittoria, un aggregato tossico di gioia e insoddisfazione: al sollievo di aver fatto sapere loro che anche oggi sono nel mio cuore, si mescola il rammarico per tutte le volte in cui avrei potuto accompagnarli a scuola e non l’ho fatto. 

L’urgenza di fare colazione mi spinge dabbasso, verso il bar di zona a gestione cinese; non ho voglia di farmi la barba né di vestirmi, così scendo in tuta e berretto di lana, come un carcerato. Finisco per sentirmi a disagio fra gli uomini in impermeabile e le sciure tirate da battaglia diretti in ufficio, così mi autoesilio in un canto con la mia brioche cartonata; prendo tempo sfogliando il Corriere, e solo quando il bancone è sgombro mi avvicino per ordinare il mio caffè.

Mi è bastato annusare il clima di fervore che regna in città il lunedì mattina per restarne contagiato: rientro in ufficio di buon passo, deciso a smaltire la corrispondenza. La vittoria di Utrecht ha ricordato a un sacco di gente che sarebbe bello collaborare con Torpedo, e come al solito le proposte serie si mescolano alle perdite di tempo.

Un sito belga vorrebbe Olli come ospite fisso d’un podcast, una sorta di show radiofonico dedicato agli assi del ciclismo. Si tratterebbe di trascorrere tre o quattro giorni a Bruxelles per le registrazioni. La fanno lunga coi dettagli, come fossimo praticamente d’accordo, ma non spiegano neppure in quale lingua dovrebbe esprimersi. 

Sento puzza di pacco lontano un miglio, e quando leggo che si offrono di coprire giusto le spese di viaggio ridacchio incredulo: casso la proposta senza appello e inserisco il mittente in lista nera.

Molto più interessante la proposta di una casa specializzata in prodotti da barbieria d’alta gamma: trovano che Olli sarebbe il testimonial ideale per lanciare la loro nuova linea di brillantine e cere da baffi, quantificano l’impegno in una singola giornata di shooting qui a Milano e, in cambio, propongono un guiderdone da ventimila euro.

Mi affretto a rispondere con garbo che la proposta ci onora ed è perfettamente in linea col personaggio di mio fratello, quindi rilancio a venticinquemila, la stessa cifra che ho strappato per il servizio promozionale delle caramelle dietetiche Rainbow; invio come di consueto copia del carteggio a Olli, e ne profitto per domandargli se oggi pomeriggio posso rendergli visita a Lugano.

Quando mi rendo conto che è arrivata una proposta formale dalla Bravo per il rinnovo del suo contratto, apro l’allegato giusto per deontologia professionale. Come immaginavo, Gervasoni ha dettato alla segretaria Titti le stesse condizioni che mi aveva ventilato a voce: un milione e seicentomila euro a stagione per due anni, un importo lontano dalla cifra sulla quale conto di mettere le mani, così mi limito a lasciarlo in salamoia.

Domenica si correrà il Grand Prix di Basilea, l’ultimo impegno della stagione; a quel punto Olli avrà esaurito ogni impegno con la Bravo, e io sarò libero di portarlo verso lidi più gloriosi. Ho lavorato sottotraccia mesi e mesi, per mettere mio fratello in condizione di firmare il contratto finedimondo.

Cinque milioni di euro per tre anni. Quell’offerta rappresenta il miglior finale di carriera possibile per un ciclista, in special modo se arriva dalla Supercat, la squadra britannica dalle maglie tigrate che nelle ultime stagioni ha fatto il vuoto dietro di sé.

Guidata con piglio autoritario da Stan Reynolds, un lungagnone dall’accento upper class noto nell’ambiente come “l’Onnipotente”, la Supercat ha vinto il Tour per cinque anni di fila, e anche l’anno scorso Ricky Melville si è portato a casa la maglia gialla. 

Schierano come gregari campioni di mezzo mondo, uomini che in qualsiasi altra squadra meriterebbero i gradi di capitano, scalatori pescati nelle gole delle Ande e cronomen australiani, puncheurs provenzali e cacciatori di classiche fiamminghi. Solo allo sprint non hanno uno specialista all’altezza: da quando Alastair “Supersonic” Groover si è ritirato, sono ancora alla ricerca di un erede che non lo faccia rimpiangere.

Mio fratello è la loro prima scelta, parola dell’Onnipotente in persona. Far chiudere la carriera a Olli nella squadra più forte del pianeta sarebbe il coronamento di dieci anni di lavoro, il colpo da maestro che ogni procuratore sogna di piazzare; il milione che me ne verrebbe sarebbe il viatico perfetto per accompagnare i ragazzi verso la maggiore età.

Il mio mestiere, però, impone prudenza. Così, man mano che la trattativa con gli inglesi si andava perfezionando, ho allestito un piano b giocando una partita parallela con Boris Varasin, un ex professionista dalla fama ambigua che fa da general manager per i russi della Volga.

Negli ultimi anni non hanno vinto niente d’importante, e l’oligarca che li finanzia, un uomo noto nel circo come “lo Zar”, è stanco di allineare figuracce. Negli anni in cui bisticciava col Cremlino è sopravvissuto a tre attentati, l’ultimo dei quali l’ha ridotto in sedia a rotelle, ma ormai non ha più nemici e si può consolare con una ricchezza smisurata: dalla sua lussuosa dimora sul Mar Nero controlla una banca d’affari, un buon pacchetto di quote del principale oleodotto del Paese, una catena di alberghi di lusso e chissà cos’altro. 

Ai suoi occhi cinque milioni sono una somma che si può investire senza rimorsi per appagare un capriccio, e Boris mi ha assicurato nuovamente la settimana scorsa che il grande capo è disposto a pareggiare l’offerta dei britannici senza batter ciglio.

L’aspetto più pazzesco della mia doppia trattativa è che Olli non ha preferenze: dal suo punto di vista entrambe le squadre possono metterlo in condizione di vincere ancora. Gli basta la certezza di un triennale che lo conduca a fine carriera, così da ritirarsi prima dei quaranta con la coscienza di chi ha sfruttato il proprio potenziale sino all’ultimo respiro.

 

 

 

Enrico Brizzi, La primavera perfetta
HarperCollins, 2021
pp. 432, 19,50 €

 

Enrico Brizzi, nato a Bologna nel 1974, ha fatto il suo esordio ancor prima di compiere i vent’anni con il romanzo Jack Frusciante è uscito dal gruppo, uscito originariamente in appena 200 copie e trasformatosi in uno dei massimi casi editoriali della narrativa italiana del XX secolo.

Dal tenebroso Bastogne alla trilogia fantastorica aperta da L’inattesa piega degli eventi, dal memoir La vita quotidiana a Bologna ai tempi di Vasco al ciclo degli Psicoatleti, ispirato ai suoi cammini attraverso l’Italia e l’Europa, Brizzi si è dimostrato un autore completo e dalla voce inconfondibile. 

La primavera perfetta segna il suo atteso ritorno al romanzo puro.

 

© 2021 Enrico Brizzi
Pubblicato in accordo con MalaTesta Lit. Ag. Milano
© 2021 HarperCollins Italia S.p.A

 

 

 

 

 

 

 

 

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