[Kings of Bidons] Larry Warbasse
Fa freddo, c’è vento e sarà una giornata lunghissima, tuttavia Lawrence Warbasse, detto Larry, scende raggiante dal bus dell’AG2R. Ha in mano una tazza di caffè bollente, che assicura di bere più per piacere che per necessità. Nell’agosto del 2018, dopo il ritiro dall’attività della squadra per cui era sotto contratto (la Aqua Blue Sport), era rimasto disoccupato. Oggi è qui a correre il Giro d’Italia: «Sono felice perché al ciclismo ci tengo. Se avessi voluto diventare ricco avrei fatto altro nella vita, forse avrei continuato i miei studi in economia all’Università del Michigan. Invece ho lasciato tutto per diventare un ciclista professionista, e no, non me ne sono pentito».
Appena appreso della chiusura della sua squadra, la scorsa estate Larry ha deciso insieme al collega e amico Conor Dunne di affrontare il trauma partendo per un viaggio in bici alternativo. Senza destinazione, con i cellulari staccati e nessuna email da controllare, i due hanno pedalato per una settimana attraverso le Alpi, per il puro piacere di farlo. Glandon, Alpe d’Huez, Colle dell’Agnello: con il loro “NoGo Tour” hanno scalato le salite-simbolo delle loro estati di giovani appassionati di ciclismo.
«Già prima del fallimento della squadra le cose per me non andavano benissimo. Più in corsa non riuscivo a esprimermi come speravo e più mi isolavo. Non sapevo più dove fossi nel ciclismo e nella vita, mi serviva un cambiamento». Quel NoGo Tour è stata la svolta. «Abbiamo vissuto momenti spaventosi, come la volta che ci siamo attardati e abbiamo rischiato di scendere da un valico alpino col buio, e altri divertenti, come quando Conor ha perso le sue ciabatte sul Colle delle Finestre. Ma quella settimana è stata la cosa migliore che mi sia capitata in molti anni. Mi ha fatto tornare il desiderio di raccontare le mie avventure a mia madre, che è una cosa che mi succedeva da ragazzo».
Perché per Larry l’amore per la bicicletta è un salto indietro nel tempo: «Da piccolo la mountain bike mi ha fatto conoscere i boschi e le colline vicino casa. Poi a 16 anni sono passato alla strada, e ho trovato una libertà che non pensavo di poter raggiungere: in una singola uscita ero improvvisamente in grado di attraversare tutte le contee confinanti con la mia. È stato ipnotico». La bici ha portato Larry in tutto il mondo, ma lui non ha dubbi circa il luogo dove ama tornare più spesso: «Quarrata, in Toscana, dove ho vissuto il mio primo anno da pro’. Nella piazza del paese c’erano due gelaterie: una migliore dell’altra, un gelato al biscotto pazzesco. E credetemi, io di gelaterie ne ho girate molte».
Dopo aver trovato nuove motivazioni e nuova squadra, Larry Warbasse è di nuovo in Italia. Al Giro sta cercando di migliorare il suo record di borracce trasportate: «Credo sia 12, o qualcosa del genere. Ricordo solo che quel giorno faceva caldissimo e mi dissi ‘Ok, andiamo a fare un bel carico’». (LP)