[Freccia Vallone 2019] It's always you

Ci sono giorni in Vallonia in cui il vento disegna un desktop di pecore grigie nel cielo. La terra rossa del New Tennis Huy si alza in volute pungenti, scombinando i capelli dei tifosi venuti a vedere la “loro” gara di biciclette. I corridori si approssimano velocissimi, aggiungono al loro passaggio il loro contributo di spostamento d’aria a raffiche che di per sé non avrebbero bisogno di alcun sostegno. I sottobicchieri volano via dai tavoli dei bar, le bandiere col gallo rosso in campo giallo si strappano. 

Ci vuole un bel coraggio per infilarsi nel turbinio di giorni come questo - soprattutto da soli. Quando soffia il vento la solitudine si fa più forte. Lo sa bene Tomasz Marczyński, che tra vento in faccia e vento di lato si è trovato tutto solo al comando della Freccia Vallone nel momento peggiore possibile. Anche Roman Kreuziger potrebbe aggiungere la sua opinione: caduto e grattuggiato a una trentina di chilometri dall'arrivo, ha completato la propria processione esclusivamente per raggiungere il bus della squadra e ritirarsi. Inizialmente da solo, poi con alla ruota otto amatori. 

Decisamente meno sensato interrogare sul tema dell’esser soli Jakob Fuglsang e Julian Alaphilippe, loro che la solitudine sembrano non conoscerla affatto in questa primavera. Quando scatta Jakob risponde Julian. Quando attacca Julian reagisce Jakob. Ci sono un'infinità di coppie nel mondo che sognerebbero un’intesa come la loro. Alaphilippe e Fuglsang non devono nemmeno parlarsi, darsi un appuntamento, ricordarsi degli anniversari: si trovano e basta. Così anche questo pomeriggio, prima che il cielo della Vallonia viri definitivamente sullo scuro: Fuglsang attacca e sembra dire ad Alaphilippe “seguimi”, ma senza bisogno di dirlo per davvero. Alaphilippe lo fa in automatico, per necessità e per riscatto, per non restare solo e per tornare a vincere. 

Perché in questi due mesi di attacchi di quest’improbabile coppia, l’unico a trarne gloria è stato lui, sul Muro di Huy come già in Piazza del Campo. Delle 23 gare cui ha preso il via quest’anno, ne ha vinte 9. Ha vinto tutte le corse di un giorno che ha cominciato tranne due (le due in cui c’era anche van der Poel, ma questa è un’altra storia). Se fosse un giocatore di basket, si direbbe che Alaphilippe ha la “mano calda”, e che è assai probabile che faccia canestro anche al prossimo tentativo. Jakob Fuglsang, che non si è mai sentito così bene in carriera, se lo augura un po’ meno. “It’s always you, ah?”, ha detto sorridendo a Julian dopo l’arrivo. Poi ha aggiunto che quell’altro è "forte, troppo forte". Julian ha risposto che Jakob è "umile, ma esplosivo", e che in uno sport in cui ciò che conta è farsi male alle gambe, quelli come Jakob non si nascondono mai, perché a loro piace soffrire e farsi male anche quando non vincono. Tutto sommato, come concluderebbe Jim Morrison, è meglio avere male alle gambe in compagnia che restare ad ascoltare il vento senza poterlo raccontare a nessuno. 

[FC/LP - foto di Tornanti.cc]

 

 

 

 

Categoria: