[Strade Bianche 2019] La corsa giusta

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    Scalatore da bancone, pistard da divano. Ama il rumore, i bratwurst, dormire e leggere seduto sul water. Ha visto il volto di Dio in tre occasioni: una volta era Joey Baron, le altre due Laurent Jalabert.

Si dice che il motto della Nobile Contrada dell'Oca nasca dalla leggenda delle oche del Campidoglio, che con il loro starnazzare avvertirono i Romani dell'imminente assalto dei Galli. "Clangit ad arma", dunque. Chiama alle armi. Un appello alla battaglia e insieme un promemoria: mai tralasciare il benché minimo particolare. È sufficiente qualche pennuto sveglio di notte a vanificare una strategia di guerra.

L'altroieri, antivigilia della sua prima Strade Bianche, Julian Alaphilippe si è fatto un giro tra le campagne del Chianti. Ha assaggiato le crete che danno nome e colore alle Strade, poi ha puntato dritto verso la città, attraverso la Contrada dell'Oca, su fino al Campo. Quando è arrivato lassù, mentre gli addetti martellavano le ultime transenne e testavano i led del display, si è accorto dell'errore: non era la stessa strada degli arrivi visti in tv. Allora è sceso ed è risalito, meglio fissare ogni particolare prima di tornare in albergo. D'altra parte tutti gli hanno sempre detto "Hey, questa è proprio la corsa giusta per te", e deludere le attese non è mai troppo auspicabile.

Alaphilippe si presenta alle interviste pre-gara con una parvenza di occhiaie. Forse il suo sonno è stato disturbato dall'attesa di chi parte favorito – non di certo intimorito. Favorita era anche Annemiek Van Vleuten, dopotutto, e questo certo non le ha impedito di arrivare a braccia alzate. Favorito è dunque Alaphilippe, che per ore ondeggia nella prima metà del gruppo, spinto dal desiderio e dal Maestralino, questo venticello che ha perso la forza del mare ma continua ad agitare le bandiere, e a far turbinare la polvere in piccole spirali. Ognuna è un passaggio, un portale da attraversare. Bisogna saper leggere l'andamento di ciascun turbinio per capire in quale gettarsi, per distinguere un urlo dalla battaglia vera e propria. Quella della Strade Bianche si incendia a Montaperti, dove nel Duecento si scontrarono Guelfi e Ghibellini.

Quella battaglia vide la nascita della "Compagnia di Fontebranda", divenuta poi la Contrada dell'Oca. Oggi la compagnia è di tre soli sodali: oltre ad Alaphilippe, ci sono un danese cresciuto in mountain bike e un fiammingo cresciuto nel ciclocross. Alaphilippe insegue Fuglsang e Van Aert per tutti gli sterrati del Chianti, poi, superata la porta di Fontebranda, se ne va. Il suo attacco è annunciato da uno starnazzare rumoroso: una ridda di suoni e voci che riempie la strada. I vecchi gridano, i bambini applaudono, il cielo si spacca in due. Il sole giallo di Van Aert tramonta, l'azzurro cosacco di Fuglsang pare proiettato verso il porfido più che verso l'orizzonte, attratto dalla gravità di gambe sempre più appesantite. Non basterebbe lo starnazzare di un intero stormo di oche per avvisarlo della minaccia, del lupo che fino a un attimo prima stava in agguato alle sue spalle e ora già si dimena là davanti, allarga il braccio e il sorriso, vittorioso. Perché hey, questa era proprio la corsa giusta per lui.

 

[La foto, che arriva direttamente da Siena, è di Tornanti.cc]

 

 

 

 

 

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