Tarallucci e Giro: 11 maggio

Tarallucci e Giro (sì, abbiamo scelto un altro rivedibile gioco di parole per intitolare una nostra rubrica) è una raccolta mattutina di appunti del giorno prima. Un deposito di cose viste e sentite, dette e scritte. Per fare ordine, ma in qualche caso anche per aggiungere. 

Qui dentro mischieremo stili e riferimenti senza ritegno. Ci metteremo pagelle e borracce, piccole analisi e brevi racconti, qualche foto e un buon numero di citazioni. Cominciamo.

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Ieri, 11 maggio, prima tappa, abbiamo parlato di:

- Luca Covili, scalatore della Bardiani Csf, in Kings of Bidons, lo spazio riservato ai portaborracce;

- la vittoria di Primoz Roglič e l'atmosfera della salita di San Luca nello spunto post-tappa;

- tutto il resto (più o meno) nel primo episodio di Giroglifici, il nostro podcast dedicato al Giro.

Se non ne avete ancora abbastanza, qui di seguito qualche aggiunta.

 

LA MUSETTE DEL GIORNO

Borraccia piena: Primoz Roglič, prima maglia rosa. Sarà pienissima quando si estingueranno i giochi di parole sull'assonanza tra il suo nome di battesimo e la posizione di classifica che spesso ricopre - ma qui forse si chiede un po' troppo. Borraccia piena quasi fino all'orlo anche per Simon Yates, Vincenzo Nibali e Miguel Angel Lopez. Tra gli altri, da segnalare le ottime prove di Gheoghegan Hart e Giulio Ciccone, più veloce sulla salita e prima maglia azzurra del Giro.

Borraccia a metà: Tom Dumoulin, quinto tra i cinque favoriti. Nessun dramma, ma i pessimisti della vigilia pensavano che forse solo Roglic avrebbe potuto fare meglio di lui. Invece è arrivato dietro anche agli altri tre grandi rivali.

Borraccia vuota: Mikel Landa e Il'nur Zakarin, già molto lontani dai migliori. Menzione doverosa anche per Hiroki Nishimura, giapponese della Nippo arrivato fuori tempo massimo: la sua borraccia era vuotissima, il suo Giro è durato appena 8 chilometri.

 

VISTO AL GIRO

Il Puyol gallese

C'è Carles Puyol alla partenza del Giro. Divisa del Barcelona, Coppa dei Campioni in mano, inconfondibile zazzera riccioluta. Solo che non è Carles Puyol: i capelli sono finti e la Coppa gonfiabile, i lineamenti però sono gli stessi, forse per questo i suoi amici lo hanno convinto a vestirsi così. Il punto è che Gwin, che non viene da Lérida ma da da Swansea, nel sud-ovest del Galles, si è appena sposato e per festeggiare ha pensato di andare con i suoi amici a vedere la partenza del Giro.

«Sono le mie due attività preferite», dice. Non è chiaro se la seconda sia sposarsi, ma la prima è indubbiamente il ciclismo. Che Gwin/Carles segue quando può, per tifare Geraint Thomas naturalmente ma anche Scott Davies, qui al Giro un po' pure Simon Yates. Il programma è seguire la tappa finchè si può e poi bere finchè ce n'è. Poi si torna a casa, la seconda sarà la "hangover stage".

Dodici ore più tardi, è notte fonda, Carles/Gwin è al bancone di un bar di San Mamolo, fedele alla sua tabella di marcia. La Coppa dei Campioni non si è ancora sgonfiata e nemmeno l'entusiasmo per la corsa. Nel rivedermi mi chiede se oltre al Giro seguo anche le classiche. Comincio a raccontargli l'arrivo della scorsa Amstel Gold Race e il suo sorriso si allarga. «I imagine the crowd going mental», conclude con voce incerta ma sguardo sognante. Prima di essere invitato dietro al bancone per un ulteriore brindisi. C'è una Coppa del Campioni da festeggiare. (Filippo Cauz)

 

I tifosi di Dumoulin sotto i portici

Il capitano della Sunweb parte per primo, col risultato che al suo passaggio il carrello dei suoi sostenitori è ancora mezzo pieno - o mezzo vuoto, a seconda del punto di vista. Al transito di Tom gli olandesi restano seduti ma si sbracciano, accompagnandolo con un coro modellato su una hit da discoteca dello scorso anno.

Nel frattempo un bimbo assetato che osserva le conseguenze della troppa... passione.

 

I tifosi di Roglic e la loro nuova maglietta

E anche i loro nuovi sorrisi.

 

L'edizione limitata del rosario

E dove trovarla.

 

La signora Francesca, la bici e il Nettuno

Sui gradini, nei pressi della Fontana del Nettuno, noto un’anziana signora che passeggia avanti e dietro. È lì da qualche minuto, sta certamente aspettando qualcuno. Mi avvicino e le faccio una domanda: «Lei è di Bologna?»

Glielo chiedo perché conosco poco Bologna e vorrei saperne di più, e soprattutto perché lei sembra proprio una signora di Bologna, o comunque una che sappia molte cose di Bologna, guarda il Nettuno come un vecchio conoscente, i passanti come ospiti del suo salotto. 

Non mi sbagliavo, è di Bologna. Si chiama Francesca, Francesca Ciampi, e sta aspettando suo figlio. Insieme andranno a casa sua – di Francesca – a vedere il passaggio dei corridori. La signora Francesca è appassionata di ciclismo. Sono fortunato.

«Ho seguito per intero il Giro del 1994, l’ultimo che è partito da Bologna», comincia a raccontare. «Io e mio marito seguivamo la corsa in auto per promuovere in ogni città le iniziative dell’AVIS». La signora Francesca è stata suiveur del Giro d’Italia molto prima di me.

«Mi ricordo tutto di quel Giro. Mi ricordo mio marito, che spesso e volentieri la sera andava a trovare Bartali e a fargli compagnia, perché Bartali parlava molto ed era brontolone, e non è che ci fosse sempre qualcuno disponibile ad ascoltarlo… Mio marito era un vero esperto di ciclismo. Per spiegarmi la natura di questo sport mi disse: ‘Guarda i corridori alla partenza. Guarda come sono in forma. Poi guarda le loro facce all’arrivo’. Feci così. Mi colpirono molto quelle facce, la capacità che avevano di sembrare di nuovo fresche ogni mattina».

Non fu un Giro qualunque, quello del ’94: «Fu il primo grande Giro di Pantani. Lo vedemmo arrivare all’Aprica. Era un omino piccolo, magrissimo, solo. Come si può dimenticare una cosa così?»

Non si dimentica, o almeno la signora Francesca non lo dimentica. Ha 83 anni e una memoria di ferro. Mi spiega adesso che la bicicletta ha segnato la sua vita ben prima del Giro del ’94: «Lo sai? Io e mio marito facemmo il nostro viaggio di nozze in bicicletta! Era il 1960, c’erano pochissime macchine sulle strade. Quelle che c’erano ci scambiavano per turisti tedeschi. Cesare aveva una Bianchi, io una biciclettona da donna che mi si ruppe sul Passo Rolle. Scesi senza freni, da lassù. Sul Bondone invece andai in crisi nera, allora mi sedetti e mi riposai un bel po’».

Francesca oggi aspetta il Giro perché le ricorda tante cose, e le ricorda Cesare. «Ci conoscemmo a scuola, come accadeva all’epoca. I morosi decenti avevano la Vespa, il mio aveva una bicicletta. Ma fu un privilegio. Diventammo entrambi maestri elementari, poi lui a un certo punto cominciò a scrivere belle canzoni su Bologna».

Già, Bologna. Mi dica com’è Bologna, signora Francesca. «Bologna è una città accogliente. Non è un luogo perfetto, ci mancherebbe. E oggi le cose sono anche un po’ cambiate, ma qui resta sempre viva la gioia di vivere, il piacere di stare insieme e di mangiare insieme, e non è forse questa una cosa bella? Anche a Gesù Cristo piaceva cenare con i suoi amici».

Potrei ascoltare la signora Francesca a lungo, ma ho un appuntamento ai bus delle squadre. Devo intervistare due corridori. Dico a Francesca che questa chiacchierata voglio ricordarmela. Le chiedo di scattarle una foto. Lei, valutando la sua mise casalinga, tentenna un attimo. Poi acconsente.

Nella foto ci sono lei, il Nettuno, gli stand pubblicitari del Giro e due ragazze che sbirciano un po’ torve il cellulare di una delle due. Mostro la foto a Francesca. «Mi sembra sia venuta bene, dai. E anche se non fosse venuta bene, sai cosa diceva mio marito quando mi scattava una foto? Se non ti piace come sei venuta adesso, conserva la foto e riguardala tra dieci anni. Vedrai che allora ti piacerai». (Leonardo Piccione)

 

SENTITO AL GIRO

«Mi sono sentito bene, benissimo, poi all'improvviso è arrivato il demonio e mi ha dato una martellata» 
(Teo Gheoghegan Hart, Ineos)

«Goditi questo pomeriggio, amico, perché delle prossime tre settimane questo è il giorno in cui ti sembrerà di stare meglio»
(Chris Hamilton al compagno Chad Haga, Sunweb)

«Ma Ventoso come mai non corre nella Bora?»
(qualcuno sotto i portici di San Luca)

«Intanto in piazza è partito Plaza»
(lo speaker in cima al San Luca)

 

 

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