[TdF2022] Non era previsto
Il primo a partire è Jérémy Lecroq della B&B Hotels, ventisette anni. Ha detto che correre il Tour è come toccare il sacro Graal. C’è da capirlo: per lui è la prima volta, e quanto sono dolci certe prime volte lo sa anche chi un Tour de France non lo correrà mai.
Se ha gli occhi lucidi, come Jonas Vingegaard due giorni fa alla presentazione delle squadre negli acclamanti Giardini di Tivoli, questo non si vede, naso e bocca umidi essendo le sole parti del volto risparmiate dalla visiera da saldatore che scherma gli sguardi di quasi tutti i cronoman d’oggi. Non indossa, il parigino, il nuovissimo ‘snood’, la sorta di passamontagna introdotto per limitare il flusso d’aria attraverso il casco e tenere fermi capelli e orecchie, e non è detto che sia un male.
Lecroq si lancia per le strade di Copenaghen e l’impressione o l’auspicio è che l’avvio delle tre settimane di corse in bicicletta più attese dell’anno possa scacciare via i nuvoloni di varia natura, tutti da scuri a molto scuri, che sovrastano i cieli del Tour e del pianeta. Invece le nuvole insistono, s’addensano. Piove, il che di questi tempi è una gran bella notizia per tutti tranne che per i corridori del Tour, alcuni di essi in particolare: Laporte della Jumbo-Visma, scivolato (una volta) mentre sembrava potersi giocare la vittoria; Bissegger della EF, scivolato (due volte) mentre non sembrava potersi giocare la vittoria.
Questa se la contendono i grandi favoriti della vigilia, o almeno così pare fino a quando smette di piovere (più o meno all’ora in cui il meteo aveva invece previsto l’inizio delle precipitazioni), i viali di Copenaghen cominciano ad asciugarsi e l’ex judoka Lampaert, Quick-Step Alpha Vinyl, decide che questo, a 31 anni, può diventare il giorno più bello della sua carriera, migliore di quello del 2017 in cui vinse la Dwars door Vlaanderen (per festeggiare regalò un tosaerba di ultima generazione a ciascuno dei suoi compagni di squadra) e persino di quello del 2019 in cui concluse al terzo posto la corsa dei suoi sogni, la Roubaix (corsa dei sogni anche di Lecroq, peraltro, che alla fine è arrivato 82°).
Testo: Leonardo Piccione
Foto: Tornanti.cc