[TdF2022] Vincere corse
La circostanza per cui le prime cinque lettere del suo cognome corrispondano in danese alla parola “ala” era un buon indizio. Lo era anche – di più – il secondo posto di un anno fa, al termine di una corsa cominciata da gregario. E poi i miglioramenti continui, la fiducia crescente, le intrepide dichiarazioni di intenti.
Eppure tre settimane fa (o anche solo undici giorni fa, alla vigilia della tappa del Granon) non era Jonas Vingegaard colui del quale ci chiedevamo quali fossero i limiti o le eventuali lacune. In termini di ridefinizione del futuro prossimo dei grandi giri, i suoi ultimi dieci giorni di Tour sono stati persino più illuminanti dell’exploit dell’ormai leggendario 13 luglio.
La robustezza della sua difesa in montagna, l’assoluta freschezza mentale, l’elasticità nella lettura della corsa, l’agio conclusivo a cronometro: in questo preciso momento, Jonas Vingegaard è il corridore da corse a tappe più forte al mondo.
Se noi non eravamo preparati a un ribaltamento tanto drastico, non si può certo dire che sia stato colto di sorpresa il diretto interessato. Il merito primigenio di uno sfidante che alla vigilia dell’appuntamento più importante della stagione dichiara che, se non si ritiene di poter vincere, tanto vale starsene a casa è evidentemente una fiducia nei propri mezzi completa, matura, pronta.
Perché, è vero, la prima fenditura nella fu inscalfibile armatura di Tadej Pogačar l’ha prodotta soprattutto grazie alla superiorità della sua squadra, ma il lavoro successivo, le progressive limature con cui ha trasformato la crepa dell’avversario in breccia via via più ampia, quello Vingegaard l’ha fatto prevalentemente da sé, avendo la meglio in tutti gli uno contro uno decisivi del Tour.
Testo: Leonardo Piccione
Foto: Tornanti.cc