[TdF2022] L'evoluzione della specie

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    Seduto su un ramo a riflettere sull'esistenza. Cofondatore di Bidon, durante una pausa si è laureato in statistica. Fonti di ispirazione: le biciclette, l’Islanda, i pub di Oxford e Cristobal Jorquera.

Dura la vita per quelli come Matthews. Troppo velocisti per giocarsela con i migliori scalatori e troppo scalatori per giocarsela con i migliori velocisti, i corridori simili all’australiano della Bike Exchange si trovano non di rado nella condizione tutt’altro che desiderabile dei ‘primi battuti’.

Forti son forti, ma incappano spesso e volentieri in qualcuno più forte di loro: un velocista più velocista, uno scalatore più scalatore, uno scattista più scattante, qualcuno insomma in grado di esprimersi meglio in una singola delle specialità che invece loro maneggiano con eguale – ma a livello assoluto inferiore – efficacia.

È il destino dei ciclisti detti completi, capaci di distinguersi su molti terreni ma di primeggiare su nessuno nello specifico. Non è necessariamente una condanna, questa. Talvolta anzi è possibile – cortesia del tracciato di gara e del proprio stato di forma – trasformare quest’ambiguità di talenti nella sua sorella più nobile, la versatilità, e ritagliarsi uno spazio da protagonisti nelle frazioni di un grande giro, e ce ne sono, che vengono definite mosse, disegni altimetrici né bianchi né neri che diventano per loro habitat di riferimento e terra di conquista.

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Testo: Leonardo Piccione

 

 

 

 

 

 

 

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