G102T06 Cassino - S.Giovanni Rotondo

"Divertirsi è una parola grossa", diceva Fausto Masnada fino a un mesetto fa. Perché andare in fuga ha sempre i suoi aspetti positivi, coinvolgenti, ma a un certo punto uno vorrebbe anche giocarsi la vittoria, o almeno andarci vicino. D’altra parte “alzare le braccia sul traguardo è una sensazione bellissima", come ha detto Valerio Conti dopo la sua prima vittoria di tappa in un grande giro, la frazione di Urdax alla Vuelta del 2016 - che è poi la sua ultima vittoria.

Oggi le braccia sul traguardo le ha alzate Masnada, che invece sembra averci preso l'abitudine. Terza vittoria in 20 giorni, mica male per uno che allo scorso Giro aveva finito la tappa del Gran Sasso a zig-zag, esausto al termine di una fuga conclusasi pericolosamente vicino alla barriera dei sogni. Da allora Masnada dice di aver lavorato molto su se stesso. Gianni Savio, suo mentore e direttore sportivo, lo definisce "determinato e generoso", ma sottolinea che fino allo scorso anno era in realtà "un po' troppo generoso".

Hanno la stessa età, Fausto e Valerio. Sono nati a otto mesi di distanza l’uno dall’altro, e si conoscono bene: sono stati rivali nelle categorie inferiori. Oggi si sono messi insieme per realizzare ciascuno il proprio desiderio. Prima in fuga con altri dieci - e con la benedizione dell’incerottato Roglic - poi tutti e due da soli, salendo verso il Gargano. Trenta secondi di vantaggio sugli avversari, né più né meno e di quelli, costanti quasi come i rintocchi delle campane del santuario. Fausto si chiama Fausto come Coppi, ma il Campionissimo non c'entra: i suoi genitori hanno cominciato a seguire il ciclismo grazie a lui, che dopo i dilettanti avrebbe smesso se non fosse arrivata un’ultima inattesa chiamata. Valerio che è figlio e nipote di ciclisti e settimo corridore di cognome Conti ad aver corso il Giro d'Italia. Il primo a vestire la maglia rosa - che non è esattamente la stessa cosa di alzare le braccia al cielo, ma forse è persino migliore. “Valerio sei in maglia rosa”, gli dicono. "Pensa te", risponde lui.

Masnada vince per dedicare la tappa allo zio Umberto, che al Giro del 2018 era in strada a tifare per lui e ora invece non c’è più. Conti conquista la maglia rosa, “la cosa più bella che esista", per dare un senso al suo faticare. Perchè "bisogna lottare e credere in qualcosa, altrimenti si vive a caso". A San Giovanni Rotondo, dove in migliaia accorrono per invocare miracoli, due giovani corridori realizzano i rispettivi sogni pedalando. “E raggiungere gli obiettivi è una cosa fantastica", dice Valerio Conti, la maglia rosa. (FC)

 

PS - Di questo e altro parleremo tra un po' nel nostro podcast notturno "Giroglifici - un programma tutto da decifrare". Non sappiamo ancora quando, ma se ci seguite a un certo punto vi manderemo tutti i link.

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