G102T17 Commezzadura - Anterselva

Nans e Firmin sono fratelli, ma non lo sanno. Nans è il pastore della tenuta di Firmin, e si innamora di Fèlicie, che però è la promessa sposa di Firmin. Molti anni dopo, tornato da una lunga guerra, Nans scopre che Antoine, il primogenito dei quattro figli di Firmin, è in realtà suo figlio. Sono queste le intricate premesse di “Nans le berger”, celebre teleromanzo francese degli anni ’70, una saga familiare che fece appassionare e commuovere milioni di francesi – compresa la mamma del vincitore della diciassettesima tappa del Giro d’Italia. Perché Peters, il cognome del giovane puncheur dell’AG2R, deriva da antiche origini alsaziane. Ma Nans, il nome, arriva direttamente da quel vecchio sceneggiato.

Nans Peters fa il suo ingresso nello stadio del biathlon da solo, dopo essere sgusciato via dalla fuga di cui faceva parte a 15 chilometri dall’arrivo. Questo è un Giro in cui le fughe tendono ad arrivare e i sogni a realizzarsi, così che Peters può mirare al successo pur non sapendo tecnicamente come si faccia a vincere. Prima di fare il ciclista faceva parte di un club di sci di fondo, una delle due metà del biathlon, quella senza carabina: forse Peters da ciclista professionista non aveva ancora vinto perché gli era mancata la pratica da cecchino. Ma la predisposizione c’era. Esulta nello stadio della neve, a due passi dalle corsie del tiro a segno, senza nemmeno aver bisogno di una sparata finale.

Il biathlon si dice sia nato quattro milleni fa come una sorta di omaggio vichingo a Ullur, dio della caccia e dello sci, gentile alla vista e mortifero nei duelli. Il nome del dio Ullur è legato a un termine gotico che significa “splendore” e ad uno anglosassone che sta per “gloria”, ma secondo alcuni esperti entrambi possono essere considerati sinonimi di “vincere la prima corsa della propria carriera da professionista in una tappa di montagna di un grande giro”. Non si sa invece con precisione se il dio Ullur avesse un soprannome. Peters ce l’ha: Pinguino, affibbiatogli da un amico per via delle sopracciglia all’insù e dello stile di pedalata, con le spalle che fanno su e giù. Come fosse un pinguino a spasso sul ghiaccio, appunto. Dice che non aveva puntato questo arrivo, Peters, ma a ripensarci bene difficilmente avrebbe potuto trovare luogo più adeguato. Dal momento del suo scatto, il sito nanspeters.com è collassato. È tornato online un paio d'ore più tardi: la presentazione della tappa numero 17 aggiornata con una foto, due emoji e la scritta VICTOIRE.

Poco dopo Peters esulta anche Carapaz. Festeggia il suo 26° compleanno regalandosi altri 7 secondi su Nibali e Roglic e sbrogliando un altro poco la trama di un Giro che sembra giorno dopo giorno evolvere in un documentario a puntate sulla manifesta superiorità del Team Movistar nel maggio italiano 2019. A meno di nient’affatto inusitati stravolgimenti. Perché il Giro d’Italia è una telenovela, o meglio un feuilleton: il coup de théâtre è sempre all’ordine del giorno. (LP-FC)

 

 

 

PS - Di questo e altro parleremo tra un po' nel nostro podcast notturno "Giroglifici - un programma tutto da decifrare". Non sappiamo ancora quando, ma se ci seguite a un certo punto vi manderemo tutti i link.

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