Classifica appunti del 10 maggio 2021
Una serie di appunti presi durante il Giro d'Italia 2021 da Leonardo Piccione e riproposti senza particolare ordine. Elenchi, pensieri, foto e stralci da un viaggio al seguito dell'edizione 104 della Corsa Rosa.
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Dopo quasi un inverno intero in Islanda, sto facendo rotta verso sud. Nel ridente scalo di Francoforte mi accolgono sole, non un filo di vento, 14 gradi. Ed è subito Tenerife.
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Milano Malpensa, stazione ferroviaria. Devo andare a Novara. Potrei organizzare il mio viaggio sull'app, compreso acquisto dei biglietti, tuttavia vedo un uomo venirmi incontro in pettorina verde e modi accoglienti e decido di gratificare il suo benvenuto interrogandolo. "Qual è la soluzione più veloce ed economica per andare a Novara?", chiedo. Lui consulta la sua app (verde anche questa) e fa: "Potresti prendere il Biasca".
Io in un colpo solo apprendo che:
- Biasca non è una storpiatura longobarda di un personaggio di Boris
- (è una cittadina svizzera, sede di arrivo di una linea ferroviaria)
- il treno in questione - il Biasca - parte tra 8 minuti
L'uomo in pettorina non è autorizzato a vendermi il biglietto, "ma se va in biglietteria, qui di fronte, glielo fanno subito". In biglietteria mi dicono che il Biasca parte tra 7 minuti non è una buona soluzione, perché poi da Busto Arsizio a Novara non ho collegamenti utili almeno per un'ora. Meglio il Malpensa Express. Non soddisfatto dalla proposta (il Malpensa Express impatterebbe significamente sul budget di Bidon), torno dall'uomo in pettorina, la cui app verde continua a dire che sì, se prendo il Biasca dopo si sistema tutto, ho tutti i cambi che mi servono e arrivo a Novara alle 11:54.
"Fatteli tu i biglietti, separatamente", suggerisce l'uomo. "Poi scendi giù al binario e chiedi al capotreno per sicurezza". Accetto il consiglio, apro l'app. Nel momento del pagamento un messaggio mi informa che non posso più procedere perché il treno parte tra meno di 5 minuti. Corro su a fare il biglietto alla macchinetta, che è più accondiscentente, poi riscendo. Nessun capotreno in vista. Mancano 2 minuti. Chiedo lumi a una ragazza in pettorina biancorossa, accogliente pure lei. "È strano non sia ancora arrivato il capotreno", dice. "Questo è un treno puntuale di solito, perché è svizzero".
La ragazza sorride sotto la mascherina, io meno ma tanto non si vede. Poi indica il capotreno in arrivo: "Eccolo!". Congedandomi, preparandomi spiritualmente a un viaggio di cui questo prologo ha già segnato il tono (cos'è il Giro d'Italia se non un irresistibile districarsi tra persone gentili e indicazioni sbagliate?), le rispondo: "Takk!". Di riflesso ho risposto in islandese alla ragazza in pettorina biancorossa, sebbene non avessi più alcun dubbio sul fatto che fossi finalmente in Italia.
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Dalla stazione di Novara al quartier tappa ci sono più di tre chilometri. Decido di farli a piedi: è bel tempo. Davvero bello, venti gradi. Mi tolgo giacca e camicia. Mi infilerei volentieri dei pantaloncini, se solo nel mio guardaroba di provenienza islandese ce ne fossero. Fa sempre più caldo. Mentre mi trascino verso il traguardo, sento le punte delle orecchie in fiamme.
Mi fa un po' specie constatare che a ogni ritorno in Italia il mio corpo si scopra più refrattario al sole. Ma il Giro è una cura ricostituente, questo è cominciato con buone dosi di vitamina D.
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La prima foto che ho scattato a questo Giro: una coppia abbracciata in viale Kennedy a Novara, vicino all'ultima curva, mentre attende l'arrivo della corsa.
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La seconda foto che ho scattato: nei pressi della stessa curva di prima (ma due ore dopo e qualche metro più vicino alla strada), la signora Silvana da Vercelli commenta emozionata con un’amica e suo marito l’appena avvenuto passaggio dei corridori e in particolare di Filippo Ganna, la maglia rosa, che - parole sue - “è proprio un bel figo”.
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Un'esortazione che mi propongo di accogliere:
«Il fiorire del paesaggio invita a non lasciarsi prendere dal pessimismo.» (Michele Polletta nel suo pezzo di oggi per il sito del Giro)
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Non è che voglia citare per forza tutti i giorni Evenepoel, però - capite - questo qui a 21 anni, alla prima corsa di tre settimane della carriera, dopo più di otto mesi lontano dalle competizioni, ha provato alla prima occasione utile (occasione consistente non nel Monte Zoncolan ma nella miseria di qualche secondo di abbuono assegnati dal traguardo volante di una tappa largamente noiosa destinata ai velocisti) a recuperare un po' dello svantaggio accumulato il giorno prima.
In parte in quest'intento c'è riuscito, e tutto (a partire dalla classifica) lascia pensare che sia pronto a indossare la maglia rosa. Quel che mi sconvolge di Remco non è tanto il talento, quanto la sfacciataggine efficace e consapevole con cui ne dispone.
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Un profumo piacevole che ho percepito: la fragranza del rotolo alla cannella con cui ho fatto colazione in Islanda due giorni fa prima di partire, che si era annidata sul fondo del mio zainetto e che ha inondato la sala stampa di Novara non appena ho tirato fuori il portatile.
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Tre cose che ho sentito:
- «Ma ci passo?» (Edoardo Affini prima di essere intervistato da Filippo nella seconda puntata di Giroglifici 2021, riferendosi a dei cartelloni pubblicitari apparentemente insufficienti a contenere la sua possanza)
- «Chiuderanno tutte le strade alle due, l'ho letto su NovaraToday!» (un uomo al telefono mentre - citando le fonti - cercava di convincere un amico a raggiungerlo quanto prima)
- «Ha vinto Werner, un tedesco.» (l'unico signore interessato al ciclismo dentro il bar di Novara, mentre - senza citare le fonti, peraltro sbagliate - informava dell'esito della corsa gli altri avventori, chiaramente intenti a concentrarsi sull'imminente Milan-Juventus)
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Una cosa che ha letto Filippo e che doverosamente io riporto: un cartello lungo il percorso che avvisava che il verde nell'aiuola al centro di una rotatoria era curato dal Rotary.
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Un suono che mi ricorderò: i grilli che ci hanno accolti nel Monferrato, per la precisione nel parcheggio dell'agriturismo dove stiamo per passare questa notte di primavera, questa oltraggiosamente placida notte di primavera che comincia con un gatto oltremodo socievole che ci mostra il cadavere insanguinato topolino di campagna appena giustiziato.
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Una citazione con cui chiudere:
«Non c'è medicina per un dolore così vertiginosamente grande. E anche se ci fosse, non la prenderei. Allo stesso tempo, però, non mi va di essere triste. Commemorare qualcuno ribadisce quanto amore ci fosse, anzi c'è. E anche questo è vertiginosamente grande». (Elke Weylandt, sorella di Wouter, nel decennale della morte del fratello sulle strade del Giro d'Italia)
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Puntate precedenti:
01 - 09 maggio
A cura di Leonardo Piccione.