Classifica appunti del 14 maggio 2021
Una serie di appunti presi durante il Giro d'Italia 2021 da Leonardo Piccione e riproposti senza particolare ordine. Elenchi, pensieri, foto e stralci da un viaggio al seguito dell'edizione 104 della Corsa Rosa.
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Se n'è accertato: stavolta non lo svernicerà nessuno, né a destra né a sinistra. Solleva entrambe le braccia dal manubrio, forse troppo bruscamente, per un attimo sembra barcollare, è troppo stanco per celebrazioni elaborate. Rimette le mani sul manubrio, risolleva timidamente l'indice destro quando la linea d'arrivo è già alle spalle: Gino Mäder ha appena vinto una tappa al Giro - la sua prima vittoria da professionista - e del momento del trionfo conserverà un fermo immagine in cui il suo sguardo molto più che giubilo trasmette sfinimento.
Ma ha 24 anni, ha talento. Per i sorrisi in favore di telecamera ci sarà tempo e modo.
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Quello che mi ha detto Gino Mäder prima di cominciare a rispondere a una mia domanda in conferenza stampa:
«First of all, thank you.»
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Un'incontestabile osservazione fatta da Gino Mäder sul suo celeberrimo omonimo italiano:
«Mi piacerebbe sapere di più su Bartali. Ma al momento ne so poco, diciamo che è lui vissuto un po' prima di me».
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Una cosa che si può imparare dal ventiduenne Attila Valter, la nuova maglia rosa, che al mattino aveva dichiarato senza mezzi termini di voler fare esattamente quello (diventare il leader del Giro d'Italia, il primo ungherese della storia) e che a tappa conclusa ha spiegato:
«Dire le cose ad alte voce è il primo passo per realizzarle.»
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L'indimentabile nome di un autolavaggio scorto sul percorso di tappa qualche ora prima che Valter si prendesse la maglia rosa: AUTOBRILL.
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La quinta foto che ho scattato durante il Giro: i Piani di Castelluccio, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, lo scorcio più simile all'Islanda che abbia trovato lontano dall'Islanda.
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Da un viottolo laterale, nel centro di Piedilama, emana un lezzo di bitume. La traccia corvina sullo sterrato è fresca. I lavori di riassettamento della strada provinciale 89 devono essere terminati da poco, questa macchia odorosa un residuo della sistemazione del percorso di gara della sesta tappa del Giro.
Il nuovo nastro d'asfalto è liscio e uniforme, impeccabile nel suo destreggiarsi tra le rovine che addobbano il vecchio centro abitato. Dentro un appartamento inagibile - gli infissi esterni divelti - il vento fa sbattere porte che nessuno chiuderà in una sinistra sinfonia di piccoli boati cui replica il canto di un paio di passeri ignari di tutto. Per loro conta soltanto la primavera.
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La sesta foto che ho scattato durante il Giro: la signora Arduina di Arquata del Tronto, 84 anni, salita dal suo prefabbricato alla parte abbandonata della frazione di Piedilama, di fronte alla Chiesa della Madonna della Pace, crollata nel 2016, per aspettare il Giro e augurare benedizioni ai corridori, che «stanno qui per guadagnarsi la giornata».
«Dopo questa chiacchierata con voi sto apposto fino a sabato o domenica!», ci ha detto salutandoci.
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Uno screenshot che mi è stato segnalato su Telegram: Arduina è rimasta ad attendere il passaggio dei corridori, avvenuto più di un’ora dopo il nostro incontro. A quel punto sul percorso pioveva, ma lei non si è lasciata intimorire. D’altra parte ci aveva detto anche questo: “Sono un leone!”
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Sono passati quasi venticinque minuti dall'arrivo di Gino Mäder. Sotto lo striscione transita un folto gruppo di ritardatari. Gregari, passisti, qualche velocista, corridori disinteressati alla tappa che se la sono presa un po' più comoda. Ultimo del plotone, la maglia rosa.
Come talvolta accade, la normalità ricomincia da un giorno di pioggia (e da un 136° posto, dal computerino stoppato come sempre sulla linea, da meno domande cui rispondere.)
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Una cosa che ho ascoltato dalla voce della ex-maglia rosa:
«Quando per cinque minuti sono rimasto completamente da solo, a cinquanta chilometri dall'arrivo, consapevole di aver persa la maglia, ho realizzato quello che è successo in questi due-tre giorni. È una bella sensazione. Abbiamo fatto qualcosa di bello, abbiamo scritto un po' di pagine di ciclismo che credo rimarranno nel cuore di tanti, sicuramente nel mio.»
(Alessandro De Marchi, ex maglia rosa, nella sesta puntata di GIROglifici 2021, scegliendo correttamente di usare la prima persona plurale - abbiamo fatto, abbiamo scritto - dal momento che in tanti per mezzo di lui si sono sentiti per un po' in maglia rosa).
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Due opere di gregariato che non mi hanno lasciato indifferente:
- Peter Sagan a tirare in testa al gruppetto dei ritardatari per dare una mano alla maglia rosa, suo compagno di squadra di alcune stagioni fa, nel momento più critico
- Matej Mohorič a riprodursi per partenogenesi nel tentativo (poi riuscito) di preparare la strada alla vittoria del compagno di squadra - e di fuga - Mäder
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Un verso di una canzone di Daniele Silvestri che metteremo domani in auto:
«Gino ha i miei stessi punti di vista / e per adesso mi basta.» (da Gino e l'Alfetta)
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Una citazione con cui chiudere:
«Gli ulivi mi hanno reso più felice del ciclismo. Sono entrambi lavori di sacrificio, ma almeno sugli ulivi non devi allenarti» (Franco Bitossi su una delle occupazioni del suo post-carriera, citato da Filippo Cauz nell'articolo di oggi per sito del Giro).
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Puntate precedenti:
05 - 13 maggio
04 - 12 maggio
03 - 11 maggio
02 - 10 maggio
01 - 09 maggio
A cura di Leonardo Piccione.