[King of Bidons] Tosh van der Sande

Tosh Van der Sande arriva al bus della Lotto-Soudal dopo aver attraversato un prato e scavalcato un muretto, bici al seguito. È appena stato al foglio firma, tra poco parte la tappa e lui anziché tornare dal percorso indicato ha preferito una strada alternativa. Spunta dal sentiero sorridente, quasi compiaciuto della sua “marachella”. Non si può dire che Tosh non si stia divertendo, a questo Giro. Come sempre negli ultimi quattro anni, condivide la camera con Thomas De Gendt, con cui forma una delle coppie più affiatate del gruppo.

A inizio Thomas ha rubato lo smartphone a Tosh e ha twittato dall’account di lui: “Volevo solo dire che De Gendt è il miglior compagno di stanza che abbia mai avuto”. Van der Sande per ripicca ha condiviso una foto del letto di De Gendt in totale disordine, commentando “Vi mostro la strategia organizzativa del mio amico”. Un paio di giorni fa, mentre Victor Campenaerts veniva intervistato dalla tv belga riguardo i progressi della Lotto, De Gendt e Van der Sande hanno fatto irruzione alle sue spalle canticchiando la canzone dei sette nani e muovendo la testa a tempo. «Diciamo che Thomas non è una persona con cui sia difficile vivere», racconta Tosh. «È sufficiente che io gli lasci fare che le sue cose e che lui mi lasci fare le mie, per il resto andiamo d’amore e d’accordo. La nostra camera è allegra, e c’è quasi sempre musica. Preferibilmente rock».

In una squadra senza un capitano per la classifica generale e senza più un velocista per cui lavorare, Van der Sande e De Gendt condividono anche l’approccio tattico alle prossime giornate di corsa: libertà assoluta. «Nelle tappe che restano abbiamo la possibilità di scegliere quando provare a giocare le nostre carte. Io aiuterò Thomas a centrare la fuga giusta, dopodiché proverò in prima persona a sprintare, giovedì prossimo». Più che un velocista, ad ogni modo, Van der Sande è un uomo da classiche: «La corsa che mi piace di più è l’Amstel Gold Race, ma quella che vorrei vincere è la Freccia del Brabante». E il Giro? «Il Giro vuol dire brutto tempo, salite che non finiscono mai, gran bella gente». Anche borracce, ovviamente: «Una decina per volta. Sempre meno che alla Vuelta, comunque, dove fa caldissimo e bisogna bere di più. Adam (Hansen) mi ha insegnato a caricar borracce più in fretta». E cibo: «Il mio preferito è la pasta alla bolognese, con molto formaggio e un pizzico di tabasco. Quando non sono a dieta e quando mia moglie non mi controlla, me la cucino io stesso».

La moglie di Van der Sande è un’esperta di alimentazione sportiva, e pure i genitori di Tosh hanno avuto a che fare con la gastronomia: «Gestivano una paninoteca ad Anversa. Trattenersi era un problema, soprattutto quando ho iniziato ad andare in bici sul serio…» Quando? «A dodici anni, terzo alla corsa d’esordio. Ai primi tempi è stato un vero spasso». E anche dopo non è certo diventato troppo noioso per Van der Sande, si capisce. (LP)

 

 

 

 

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