[Kings of Bidons] Louis Vervaeke

Il Giro di Louis Vervaeke è svoltato a Frascati, per lui come per tutta la Sunweb. "Siamo partiti al completo servizio di Tom Dumoulin, ma con il suo infortunio è cambiato tutto”. Anche le borracce da trasportare: “Non è più un ruolo fisso, ma andiamo ogni tanto a vicenda. Diciamo che adesso corriamo più liberamente". Una libertà che per Veravaeke ha significato andare in fuga tre volte, e cercare di farlo ancor più spesso: "Perché se non vai non vai, non puoi entrare in fuga e nemmeno sperare di vincere". Il sogno per un buon scalatore come lui sarebbe stato vincere una tappa di montagna ("sono le parti più belle della corsa"), magari dalle parti della Val d'Aosta, dove qualche anno fa Louis ha ricevuto il proprio soprannome. "Anche in famiglia ormai c'è chi mi chiama Luigi, nonostante non ci sia nessun parente italiano. E' cominciato tutto nel 2013 al Giro della Val d'Aosta, dove ho ottenuto il mio primo piazzamento importante, il quarto posto nella generale. Qualcuno ha cominciato a chiamarmi Luigi, ad altri è piaciuto ed è rimasto".

Sorride mentre racconta la sua storia, Luigi Vervaeke. Siamo nel mezzo delle tappe più dure del Giro ma lui irradia felicità. Se glielo si fa notare, ringrazia: "Faccio il lavoro che sognavo da bambino... Bisogna ricordarsi ogni giorno che si sta realizzando un sogno, e goderselo". E dire che il debutto sportivo di Vervaeke non è stato in sella a una bici ma con una racchetta in mano. "Ho cominciato col tennis. La bici era solo uno strumento di allenamento, ma poi ho capito che ero portato e che mi piaceva. Inoltre in Belgio il ciclismo è sempre in televisione, con tanti corridori fiamminghi protagonisti".

Tra questi però non c'era il suo preferito: "Alberto Contador. Ma mi piacevano anche Cancellara e Boonen. Soprattutto Tom, perché era un tipo amichevole e aperto". Esattamente come vorrebbe essere anche Louis, benché non sempre si riesca ad essere amichevoli con tutti: "Ci sono tifosi che stanno tutto il tempo a gridarti Borraccia! Borraccia!, ed è una cosa un po' fastidiosa. Io le borracce le regalo sempre ai bambini, perché a me piaceva riceverle quando ero piccolo. Solo che io ero spaventato dall'idea di andarle a chiedere: stavo lì e speravo che me ne gettassero una". Anche per questo Luigi si arrabbia quando vede i suoi colleghi gettere le borracce dove non c'è nessuno: "E' una cosa stupida. Potresti far felice qualcuno e invece fai un danno all'ambiente e all'immagine del ciclismo".

Il Giro di Louis Vervaeke è cambiato nuovamente poche ore dopo questa chiacchierata, e in maniera definitiva. Ai piedi dell'ascesa al Lago Serrù, ha capito che non era più in grado di andare avanti ed è salito in ammiraglia. A fine corsa ha detto alla stampa di essersi sentito completamente vuoto. In Val d'Aosta non è riuscito a tornarci con il Giro 2019, ma l'impressione è che sia soltanto un appuntamento rinviato. (FC)

 

 

 

 

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