Considerando che il Tano
Considerando che il Tano Belloni era nato a Pisighitòn, in italiano Pizzighettone, nome poco ciclistico, e anche luogo poco ciclistico, tant’è che di corridori buoni non ne è venuto su più nessuno.
Considerando che il Tano Belloni non aveva ancora sei anni quando stava pescando sulle rive dell’Adda, si azzuffò con un coetaneo, ebbe la peggio, non si sa come ma finì nel fiume e cominciò ad annaspare e ad agitarsi e a bere perché non sapeva nuotare, però un commerciante di Pisighitòn, che aveva assistito alla scena, si tuffò senza saper nuotare neanche lui, eppure riuscì a salvarlo e anche a salvarsi.
Considerando che il Tano Belloni non era esattamente un figlio d’arte, visto che suo padre faceva l’addestratore di cavalli da carrozza e il vinaio finché, emigrato a Milano, Porta Venezia, via Stoppani 19, si trasformò in panettiere.
Considerando che il Tano Belloni da ragazzino lavorava come muratore, cementatore e stuccatore in gesso, che sempre da ragazzino si iscrisse allo Sport Club Virtus per praticare la lotta greco-romana, che ancora da ragazzino mollò la lotta per continuare a lottare ma in bicicletta.
Considerando che il Tano Belloni cominciò a correre a vent’anni, senza vincere, ma già correva parecchio, e parecchio vinceva, dietro le gonne di ragazze, contadine e mondine, secondo il ragionamento che ogni lasciata è persa.
Considerando che ai tempi del Tano Belloni correva Costante Girardengo, il primo Campionissimo della storia, forse papà di Coppi e nonno di Merckx, e arrivargli davanti non era facile. Considerando che per tutte le volte che il Tano Belloni era arrivato primo ma dietro Girardengo lo avevano soprannominato l’Eterno secondo.
Considerando che il Tano Belloni al Giro d’Italia del 1920 arrivò prima di tutti gli altri quarantotto partenti e gli altri nove arrivati, e che stavolta Girardengo era stato poco Costante tant’è che aveva abbandonato la corsa, e che così se lo aggiudicò con la bellezza di 32’24” sul compagno di squadra torinese Angelo Gremo, secondo, e di 1h01'14" sul compagno di squadra francese Jean Alavoine, terzo.
Tutto considerato, adesso si capisce perché Giovanni Sarampa, panettiere alla Stazione Centrale di Milano, e primo tifoso del Tano, in quelle due settimane a cavallo fra il maggio e il giugno prima dell’alba comprava la Gazzetta dello Sport ancora calda di rotativa, si precipitava dalla mamma del Tano, e insieme esultavano svegliando l’intero caseggiato.
(di Marco Pastonesi, da "Il Centogiro", Ediciclo 2017)