Tarallucci e Giro: 26 maggio
Tarallucci e Giro è una raccolta mattutina di appunti del giorno prima. Un deposito di cose viste e sentite, dette e scritte. Per fare ordine, ma in qualche caso anche per aggiungere.
Qui dentro si mischiano stili e riferimenti senza ritegno. Ci finiscono dentro pagelle e borracce, piccole analisi e brevi racconti, qualche foto e un buon numero di citazioni. Cominciamo.
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Ieri, 26 maggio, quindicesima tappa del Giro d'Italia, abbiamo parlato di:
- Tosh van der Sande, gregario spassoso della Lotto, in Kings of Bidons, lo spazio riservato ai portaborracce;
- I sorrisi di Cataldo ma pure di Cattaneo, nello spunto post-tappa;
- tutto il resto (più o meno) nel quindicesimo episodio di Giroglifici, il nostro podcast dedicato al Giro.
Se non ne avete ancora abbastanza, qui di seguito qualche aggiunta.
LA MUSETTE DEL GIORNO
Borraccia inaspettata: Dario Cataldo era convinto di essersi giocato le sue possibilità di vittoria di tappa al Giro a Pinerolo. Ben lanciato in fuga, fu fatto fermare dall'Astana per attendere il capitano Miguel Ángel López. Su quella giornata Cataldo ha una visione pezzaliana: "nessuno rimorso e nessun rimpianto". A Como non pensava né di andare in fuga né di vincere. Però è andata così, e il primo a festeggiarlo è stato proprio il suo capitano López, subito dopo i suoi cagnolini.
Borraccia sorridente: Sul braccio sinistro di Mattia Cattaneo c'è un tatuaggio con scritto "Sorridi sempre". In effetti il suo arrivo a Como, battuto solo all'ultimo dal compagno di fuga Cataldo è stato tutto un sorriso. Sorride per ingannare la sconfitta, o forse soltanto il mal di gambe. Ma soprattutto sorride perchè una fuga del genere è comunque un'impresa di cui andare orgogliosi.
Borraccia incontinente: Dove si trovava l'ammiraglia della Jumbo con la bici di scorta di Primož Roglič sulla salita del Civiglio? A quanto pare da qualche parte a bordo strada, fermi a pisciare. Vero che quando scappa scappa, ma in un ciclismo così attento ai dettagli una distrazione simile nel finale di una tappa importante potrebbe pesare molto più del previsto. E suggerire un nuovo utilizzo per i bidon...
Borracce sbloccate: Sembra cominciato un altro Giro per Simon Yates, che negli ultimi due giorni si è scoperto in grado di fare di nuovo la differenza - o almeno di creare scompiglio. Moderato segnale di liberazione anche per Nibali, che per la prima volta nel corso del Giro è riuscito - com’è come non è - a distanziare Primoz Roglic. Il problema dell’ultima settimana potrebbe essere diventato per lui distanziare Carapaz, il quale altro che sbloccato: vola.
VISTO AL GIRO
Casello Giro
Ok, il Giro è una corsa bellissima. Ci sono biciclette da urlo e persino alcune maglie molto cool. Ma la definizione della Corsa Rosa proposta dal cartello autostradale sembra un tantino eccessiva.
Macchinetta musette
Certe fughe sono lunghe e faticose, per questo quando finiscono - e finiscono con una vittoria, come successo a Cataldo - è giusto lasciarsi andare. E la festa può anche cominciare da... un distributore automatico.
La corsa agra
La cosa più importante del ciclismo sono i trattori decorati a festa.
Corsa d'altri tempi
Qualcuno ipotizzava che quella di Como sarebbe stata una tappa d'altri tempi. Ipotesi azzardata, eppure c'è chi l'ha presa sul serio.
Orgullo patrio
La comunità ecuadoriana di Milano si è trasferita in gran numero a Como per una domenica a sostenere Richard Carapaz. L'attesa per la maglia rosa a fine tappa però è stata lunghissima, e largamente vana. Finchè non è spuntato Jonathan Caicedo, che come Carapaz è della provincia del Carchi, e di fatto indossa anche lui una maglia rosa...
SENTITO AL GIRO
«Si fionderanno giù verso quel ramo del lago di Como che porta... proprio a... Como»
(Andrea De Luca più manzoniano che mai)
«Dopo tutti i chilometri che hanno fatto il premio che ricevono è una maglietta? Bello schifo!»
(Il lungolago di Como è un posto pieno di persone, e non tutte sono appassionate di ciclismo)
«Davvero è caduto Battaglin?» «Anche oggi?!»
(Dialogo tra un giornalista al traguardo e la moglie del corridore della Katusha)
«Si è aggrappato al guarda rail»
(Stefano "ci siamo quasi" Garzelli)