[Tour 2023] Table ronde
Sono arrivati quei giorni in cui giugno si stempera in luglio. Le città si fanno via via più simili a grandi fornaci a cielo aperto, il sole brilla sincero come la palla di fuoco che è, le veneziane si abbassano, le finestre si chiudono, ogni spiraglio di vita è dedicato alla protezione dei divani, oasi sacre dell'estate urbana.
Giugno si stempera in luglio, e luglio ciclisticamente, almeno in campo maschile, vuol dire Tour de France. Solo Tour de France, caso unico ed eclatante di cannibalismo spaziotemporale. Non ce ne vogliano il Giro d'Austria, il Jelejah Malaysia, il Sibiu Tour, il Trofeo Città di Brescia o il Tour of Qinghai Lake, ma nelle prossime settimane tutti i divani saranno orientati verso la Francia, anche i nostri.
Luglio arriva e ci porta un Tour de France così simile ai due che l'hanno preceduto, con una sfida ristrettissima a due soli favoriti, ma con un certo equilibrio tra i due. Dopo il capolavoro di Tadej Pogačar nel 2021 e il ribaltone di Jonas Vingegaard nel 2022, l'imminente Grande Boucle si ripropone di stabilire chi tra i due titani sia l'uomo più adatto a correre veloce in bicicletta in Francia nel mese di luglio. Un insieme di caratteristiche molto specifico, è vero, ma in campo ciclistico tutt'altro che marginale.
Chi lo vincerà questo Tour, chi saranno i suoi protagonisti dentro e fuori la corsa, quali strade riusciranno a farci sobbalzare il cuore? Per rispondere a tutte queste domande, abbiamo piazzato una tappa intermedia prima del divano e ci siamo seduti attorno a una tavola rotonda. Quelli che seguono sono i tentativi di risposta alle grandi domande del Tour 2023 secondo la redazione di Bidon.
E buon luglio a tuttə!
Quanto sei eccitato per questo Tour de France, da 0 a 100?
[Filippo Cauz] 50, perché la verità sta nel mezzo. E la verità è che il Tour è una corsa che mi eccita poco, molto meno di altri appuntamenti del ciclismo, perché non riesco quasi mai a seguirlo sul posto, perché si disputa in una stagione in cui ci sono tante altre cose da fare, perché è lungo e spesso prevedibile. Tutti motivi validi, e nessun motivo valido, ragione per cui un'eccitazione media non significa affatto che non lo seguirò con interesse. C'è la rivincita della sfida di un anno fa che intriga, ci sono i grandi campioni della primavera (e dell'inverno) che rientrano dopo le vacanze, c'è un record storico che aleggia sulla corsa, ci sono una manciata di corridori che sanno far arrapare le corse come pochi, e alcuni di loro promettono di presentarsi pure in gran forma. E poi c'è la Francia, con i suoi tifosi ovunque, con le sue coreografie, con i suoi elicotteri che inquadrano altri elicotteri, con la sua pianura che non è mai pianura e le sue montagne che talvolta nemmeno loro sono montagne, soprattutto con le sue vacche e i suoi trattori. Tanto mi basta per rianimarmi. Dai, facciamo 60.
[Leonardo Piccione] 80, perché ci sono tutte le premesse per un altro Tour da annali del ciclismo. Le due coppie attorno a cui ruoterà anche questa Grande Boucle (Pogačar/Vingegaard e, perdonate l’ovvietà, Van Aert/Van der Poel) sono tra le cose migliori capitate di recente non solo in questo specifico sport, ma nello sport in generale. I maggiori protagonisti del ciclismo-spettacolo degli ultimi anni sono al via di una corsa che sembra essere stata disegnata su misura per loro. E poi: si parte da una delle grandi patrie del ciclismo; si toccano tutte le catene montuose francesi; torna il Puy-de-Dôme; ci i sono grandi vecchi (beh, almeno uno, quel velocista là) e belle facce fresche (Skjelmose, che mi stuzzica molto, ma anche Girmay). Dunque, vi chiederete, perché dopo questa solfa ti fermi a 80 su 100? Per due motivi, entrambi spero smentiti dalla strada: perché le attese troppo alte non vengono quasi mai mantenute (nella vita, mica solo al Tour), e perché è complicato che si ripropongano premesse tattiche (squilibrio tra i due contendenti, con uno nettamente in vantaggio e l’altro costretto a rischiare per ribaltare la situazione) paragonabili a quelle che hanno reso così straordinario il Tour 2022. Due Tour memorabili uno in fila all’altro? Non è impossibile, ma nemmeno semplicissimo.
[Michele Pelacci] 50, ma sono molto combattuto. La prendo larga: l’essenza stessa del ciclismo è la ripetizione dell’identico. Tutti i duelli più famosi sono durati anni e anni, le rivalità si sono dipanate per lustri, i luoghi stessi del ciclismo si ripetono da decenni. Questa è la forza e la condanna assieme di questo sport. Per questo chiedo: posto l’incredibile, assoluto e indubitabile, valore dei protagonisti, non vi sembra che perlomeno le storyline principali e i vari eco mediatici siano gli stessi degli ultimi anni? Vingegaard contro Pogačar per la generale, tutti gli altri che lottano per il terzo posto, la mancanza di un francese competitivo per la classifica, lo scarno contingente italiano: di nuovo un ritorno dell’identico. È questa ripetizione che cementifica la storia del ciclismo, ma spero di essere perdonato se per un anno non sono eccitato da questa cosa. Ecco, c’è giusto un uomo che può squarciare questa routine: è Mathieu van der Poel (egli pure presente agli ultimi due Tour), che si presenta al via con la dinamite nelle gambe. Potrebbe essere l’uomo-barometro di questa Grande Boucle: se MvdP farà un gran Tour, sarà di certo un gran Tour.
[Michele Polletta] Sono piuttosto curioso: direi almeno 75. Ma, vi confesso, questo è dovuto anche e soprattutto al fatto che il Tour sia la corsa a cui riesco a dedicare più tempo: a godermela fino in fondo. Attesa alta, quindi, anche se restano degli aspetti meno stuzzicanti: il percorso, per esempio. In questo “ricciolo”, che è più che altro una cintura a cui è rimasto impigliato un capello che riporta tutti verso Parigi, ci sono tre o quattro tappe difficilissime, incastonate tra piattoni e pettini complicati dove potrebbero andare via fughe corpose. Questo potrebbe significare corsa bloccata per la generale; mi auguro solo che questo solletichi la fantasia ad avventurieri e guastatori, certo non ne mancano. Poi, è difficile non nutrire attese altissime sul Tour, specialmente quando il campo partenti è astrale come quello di quest’anno, le catene montuose francesi vengono esplorate tutte, si gioca una rivincita di grande peso e alcune rivalità affinate negli anni potrebbero finalmente trovare sfogo…insomma, vale la pena installarsi davanti alla TV e aspettare. Anche quest’anno.
Da dove guarderai il Tour quest’anno?
[FC] Dal divano di casa oppure da nessuna parte. Da quando ho scoperto che il Tour è il Tour perché si corre durante le vacanze, ho capito che il bello del Tour sta anche nel non guardarlo e andare in vacanza. Quindi sì, ci saranno afosi pomeriggi milanesi in cui mi spiaggerò sul divano, ma anche tante giornate in cui mi auguro di controllare soltanto i risultati su FirstCycling a sera, o quando trovo una rete. (Per poi leggere tutto su Bidon una volta rientrato a casa).
[LP] Dalla hall di un alberghetto in corso di ristrutturazione sulla costa nord-orientale dell’Islanda. Dovrò vedere di non farmi distrarre troppo dai trilli delle sterne artiche (uccelli migratori che – altro che Tour de France – ogni anno viaggiano in media per 70.000 chilometri; luglio è il loro mese preferito), altrimenti i pezzi post-tappa saranno lunghe sequenze di kee-ar! kee-ar! kip! (non mi sto inventando nulla: è il richiamo della sterna artica secondo questo sito).
[MPe] A spanne direi: prima settimana da casa, seconda settimana vediamo dove mi porta la bicicletta e la terza da gelaterie e spiagge del nord della Sicilia. Mi piacerebbe molto andare alla tappa del Puy-de-Dôme, ma logisticamente è un’impresa. Vorrei, infine, guardare una tappa con Martina, che è la mia ragazza e non sa nulla di ciclismo, e provare a spiegarle perché è la corsa più bella del mondo.
[MPo] Comme d’habitude, da un sofà. Non so ancora con chiarezza da quale, o dove sarà collocato ma, ovunque esso sia, con qualunque temperatura, mi troverete lì.
A che ora comincerai a seguire le tappe?
[FC] Non ho idea di come sia la programmazione televisiva quest'anno. Tendenzialmente, se sono a casa (e mi sono già alzato), accendo anche appena parte la diretta, poi ho sempre il problema che si scontra con l'orario della mia pennichella post-prandiale, quindi la tv sarà accesa, io non sempre.
[LP] Dal momento che la tivù islandese non trasmette il Tour, mi ingegnerò per seguirlo su quella francese, non foss’altro perché tra i loro opinionisti c’è il mitico Yoann Offredo. La tv francese trasmette tutte le tappe integralmente, dunque credo sarò davanti allo schermo ogni giorno o quasi di buon mattino (ci sono due ore di fuso orario tra Islanda e Francia, cosa per niente bella).
[MPe] Quando prende la linea per la prima volta Ettore Giovannelli.
[MPo] Mi affiderò all’andamento delle dirette in chiaro. Nella peggiore delle ipotesi, comunque, mi piacerebbe salvare gli ultimi 60 chilometri di ogni tappa. Sull’ora precisa ho meno certezze: d’estate butto l’orologio.
Quale tappa non ti perderai per nessun motivo?
[FC] Dovrei dire quella del Puy-de-Dôme, per il suo valore storico, emotivo, capace di sovradeterminare l'intera corsa gialla. Invece dico tutte quelle per velocisti, perché un eventuale record di Mark Cavendish non vorrei davvero perdermelo, lì sì che vedremmo la storia scriversi davanti a noi. Inoltre il Tour è sinonimo di volate, e sono anche le tappe che ci regalano anche più fuggitivi strambi, più coreografie pazze. E pure le volate sono diventate strambe in questo ciclismo, senza i treni, senza gli ultimi uomini, c’è sempre qualcosa per cui sorprendersi. Saranno poche, perlopiù nella prima settimana, ma non è detto: se il Giro ci ha insegnato qualcosa è che nel ciclismo di oggi arrivano molte più volate di quanto ci si aspetti.
[LP] Ho un debole per i vulcani, dunque direi anch’io Puy-de-Dôme. Tuttavia, dovendo scriverne, mi sa che le guarderò tutte. Per non essere noioso, allora, mi prendo la libertà di ribaltare la domanda e dire che, se potessi scegliere, una tappa che invece mi perderei senza grossi problemi sarebbe la ventunesima. Parigi è favolosa, per carità: ma l’ultimo giorno del Tour de France è, da anni, il più malinconico della mia estate.
[MPe] La tappa potenzialmente decisiva, ovvero la numero 20, sui Vosgi. Sul Piccolo Ballone, sul Ballone d’Alsazia e sul finale siamo stati l’anno scorso in occasione del Tour de France Femmes ed è una zona di Francia molto sottovalutata. Inoltre, è una tappa corta (134 km) nella quale il punto più alto è sotto quota 1.200 metri. Insomma, chi vorrà far casino dovrà osare. Speriamo solo di non arrivarci a classifica ingessata.
[MPo] Sulla carta, non vedo tantissime tappe per cui strapparsi la camicia, tuttavia due mi stuzzicano particolarmente: la numero 12 per esempio, quasi 170 km a spasso per le colline del Beaujolais, pochissima pianura, e un’ultima parte veramente spumeggiante. Nella terra di uno dei vini novelli più celebri del mondo perché non sperare nel numero di un qualche giovanotto di belle speranze? Non meno interessante la giornata in Savoia, tappa 15, un bell’arrivo con vista Monte Bianco. In parecchi potrebbero arrivarci un po’ annebbiati per godersi fino in fondo il panorama: la salita finale è durissima e arriva solo dopo aver scalato altri quattro gran premi della montagna. Dunque servirà molta birra e un po’ di santa pazienza, ma le attese, lassù, potrebbero essere ripagate.
La maglia gialla di Bilbao corrisponderà a quella di Parigi?
[FC] Sarei davvero incredibilmente entusiasta se (Pello) Bilbao arrivasse in maglia gialla a Parigi!
[LP] Assumendo che la maglia gialla finale sia affare riservato a Pogačar o Vingegaard, e che l’arrivo di Bilbao sia un po’ troppo esplosivo per Vingegaard, l’unica possibilità affinché maglia gialla iniziale e finale coincidano è che a Bilbao vinca Pogačar. Possibile, persino probabile. Però mettiamola così: sarei sorpreso se sabato non vincesse Van der Poel.
[MPe] La prima tappa ha due favoriti, credo: sono due francesi e nessuno è stato campione del mondo, Laporte e Madouas. Nessuno dei due arriverà tra i primi 30 a Parigi, ma forse entrambi festeggeranno un loro compagno sul podio finale. Ma lo vince Pogačar questo Tour, dai!
[MPo] Difficile, molto difficile. Fino a pochi anni fa, per la tappa di Bilbao mi sarei giocato Alaphilippe a occhi chiusi. Quest’anno è più complicato. Però, anche togliendo lui, direi in ogni caso che i colori della bandiera del vincitore di Bilbao e di quello finale potrebbero essere gli stessi: bianco blu e rosso, disposti in modo diverso. (È vero, il giochino funzionerebbe anche se il primo a esultare fosse proprio Alaphilippe, forse sbaglio a nutrire troppi dubbi, chi lo sa?).
Non giriamoci troppo intorno: Tadej Pogačar o Jonas Vingegaard?
[FC] Tutti e due? Nessuno dei due? Non ne ho proprio idea. Ci sarebbero ragioni solidissime per l'uno per l'altro, e bisognerebbe scrivere un articolo intero. Mi limito a individuare due punti critici. Per Pogi l'incognita dell'infortunio di Liegi, con conseguente stop alla preparazione. Sono sicuro che arriverà in forma smagliante, non sono sicurissimo che la conserverà per tre settimane. Dalla sua ha una terza settimana più morbida, grazie al mondialissimo di Glasgow. Per Vingegaard una dimensione tutta nuova dal punto di vista mentale, perché se è vero che già l'anno scorso partiva con aspettative alte, questa volta sono altissime, quasi himalayane. E l'aspettativa sul vincitore uscente è una montagna che schiaccia, che va sfidata ogni giorno facendo slalom tra richieste e paure. Vingegaard sarà in grado di affrontare tutto ciò? Fino a un anno fa avrei detto no, ma quest'anno ha vinto tre delle quattro gare a cui ha preso parte. Certo, si trattava di poco più che garette, ma è un segnale di forza. Che sia l'uno o l'altro, mi auguro soltanto di non rivedere una sfida sul filo dei secondi, come al Giro. Ma visto il peso dei protagonisti e della corsa, nonché un tracciato meno selettivo ma più aperto, dormo sonni tranquilli.
[LP] Nel nostro pronostico conclusivo ho dato mezza borraccetta in più a Vingegaard. È il favorito, e non solo per i dubbi (minuscoli dubbi, intendiamoci) sulla condizione di Pogačar: Vingegaard è favorito perché ha dimostrato in questa stagione di essere pienamente a suo agio nel ruolo del fenomeno, quale è. Se la domanda era Vingegaard è in grado di calarsi nella parte di chi le corse le domina con autorità?, la risposta del Delfinato è stato un sonoro Sì, altroché. Incontenibile, affamato, sadico al punto giusto. Piglio da leader nato (difficile ipotizzarlo un anno fa), e per di più con a disposizione la squadra nettamente più forte. Cosa può venirgli meno? Forse Van Aert, se tornerà in Belgio causa paternità. O forse – e qui risiede buona parte delle speranze di Pogačar – l’effetto sorpresa. Pogačar non commetterà gli errori del Galibier 2022, è tagliatissimo per la parte dello sfidante e, soprattutto, ha qualcosa in più nel caso in cui per spezzare l’equilibrio di forze tra i due fuoriclasse risultasse decisivo qualche abbuono, o secondini guadagnati qua e là.
[MPo] C’è un aspetto, comune ai due grandi favoriti, che mi colpisce più di ogni altro: imparano in fretta. Vingegaard ha dimostrato di poter essere un leader, tanto l’anno scorso quanto nell’inizio di questa stagione. Pogačar deve dimostrare di poter tenere ancora una volta testa a una squadra organizzata che ha come unico compito quello di farlo impazzire e sfiancarlo. Certo, ci arriva al rientro dopo l’infortunio, ma credo che in un certo senso ci torni più saggio, e venderà la pelle ancora più cara dell’anno passato. Tutto sommato, potrebbe anche spuntarla.
[MPe] Non ho niente da aggiungere a quanto avete già detto.
E se saltano loro due?
[FC] In generale avrei detto Mas, che è il più talentuoso e affidabile del lotto, ma quest'anno mi pare un po' indietro e credo che lo rivedremo ad alti livelli alla Vuelta. Quindi mi attengo al talento puro e dico Carapaz e Yates. Sul primo c'è poco da dire perché sappiamo che quando è in forma può battere chiunque (e intendo chiunque), però ho il timore che gli manchi una squadra di livello, non tanto in corsa quanto fuori. Yates è lo scalatore che più mi ha esaltato in quest'era ciclistica, e devo ammettere che sarebbe un sogno se trovasse le tre settimane dell'anno e se la giocasse con i due super-favoriti. Ma il regno dei sogni raramente fa rima con Tour de France.
[LP] Se saltano loro due avremo il vincitore più sorprendente della storia recente del Tour de France, chiunque esso sia. Risultati pregressi al Tour e costanza suggerirebbero Mas e Carapaz su tutti, poi Simon Yates, infine Gaudu e Landa. Ma il mio dark horse è l’esordiente Jai Hindley, che non solo in questo 2023 pare bello pimpante, ma ha dalla sua una Bora forte (o una forte Bora, suona meglio) e, soprattutto, una considerevole esperienza in fatto di grandi giri equilibrati, non particolarmente eccitanti e decisi sul filo dei secondi (perché questo sarebbe, un Tour con Pogačar e Vingegaard fuori dai giochi).
[MPe] Oltre ai già citati, mi preme menzionare tre giovani che potrebbero essere pronti per provare a fare classifica. Il primo è Matteo Jorgenson, il cui 2023 è stato di altissimo livello (come questo suo thread). Felix Gall è sembrato forse il miglior scalatore al Tour de Suisse: ha vinto una tappa e ha vestito la maglia di leader della corsa. Andrei infine cauto con le aspettative su Carlos Rodríguez (insisto nel chiamarlo C-Rod, similmente all’omonimo ex giocatore di baseball), ma la stoffa è delle migliori.
[MPo] Si aprono tutta una serie di scenari: dalla corsa più divertente della nostra vita allo stallo alla messicana condito da noia mortale. Potrebbe anche essere la situazione ideale per chi questa corsa l’ha già vinta e ha disposizione una corazzata da urlo: certo, non sappiamo ancora bene a che punto sia il recupero di Bernal ma, in una corsa realmente aperta, potrebbe tornare a brillare.
Chi finirà più in alto in classifica generale tra: Romain Bardet e Thibaut Pinot?
[FC] Bardet, se riesce ad arrivare a Parigi senza martoriarsi in qualche modo.
[LP] Bardet finisce sul podio, Pinot vince sul Puy-de-Dôme. Chiedo troppo?
[MPe] Dico Pinot, così magari riesce a pareggiare il conto dei podi al Tour (al momento sono 2-1 per Bardet). “Sognare è gratis”!
[MPo] Una sfida carica di magia: Bardet arriverà più in alto, ma Pinot vincerà una bella tappa, magari vestito a pois. Che poi, in fin dei conti, è la traduzione ciclistica della scommessa folle dei fratelli Weasley in Harry Potter: “Vince l’Irlanda, ma Krum prende il boccino”. Più magica di così…
Tra Simon e Adam Yates?
[FC] Spero Simon, ma mi interessa poco. Mi basta che corra come sa.
[LP] Adam.
[MPe] Tifo tantissimo per entrambi, ma, come dicono a Bury, conosco i miei polli e temo che nessuno dei due arrivi a Parigi.
[MPo] Convintamente Simon.
Tra tutti i possibili capitani della Ineos?
[FC] Pidcock farà un gran Tour.
[LP] Spero Bernal faccia un passo importante verso il ritorno ai suoi livelli. Ma il miglior Ineos in classifica generale sarà Carlos Rodríguez.
[MPe] Dani Martínez quest’anno è sembrato il fantasma di sé stesso, ma non è che ci stiamo scordando di Dani Martínez?
[MPo] La concorrenza è altissima, ma come dicevo prima mi aspetto moltissimo da Bernal.
Tra Guillaume Martin e Matthias Skjelmose?
[FC] Uno a caso tra i due. Martin mi aspetto che faccia la solita corsa in cui tiene per un po', poi crolla in maniera spettacolare e rientra in classifica con le fughe. Skjelmose lo conosco proprio poco, spero me ne dia l'occasione.
[LP] Domanda spaccacuore. Guillaume da sempre nel mio Olimpo, ma Skjelmose potrebbe fare meglio di lui. Se sarà quello luccicante del Giro di Svizzera, farà molto meglio di lui.
[MPe] Non avendo fatto io le domande, mi chiedo cosa leghi queste due persone. E soprattutto: perché mi sembra una coppia così perfetta per una domanda del genere? In ogni caso Skjelmose.
[MPo] Martin, entrando e uscendo di classifica a giorni alterni, come da amata tradizione.
Chi vincerà più tappe tra Mathieu van der Poel e Wout van Aert?
[FC] Van der Poel, perché van Aert tornerà a casa per la nascita del figlio, una scelta che non riesco a non condividere al cento per cento. Ancora una volta, è una cosa che capita spesso di dire: bravo, Wout!.
[LP] Van der Poel, e non solo perché potrebbe avere a disposizione più tappe di Van Aert: perché, amici, questo è il suo anno.
[MPe] Chi siamo sicuri che ascolti i Ricchi e Poveri, ovvero Van Aert. Ma finirà con un punteggio simile a quella famosa semifinale tra Italia e Germania.
[MPo] Van der Poel, forse già indossando un bel basco alla fine della prima tappa.
Tra Jasper Philipsen e Fabio Jakobsen?
[FC] Philipsen.
[LP] Philipsen, il mio MVP della serie Netflix.
[MPe] Philipsen mi ha impressionato in un numero troppo alto di corse (Brugge-De Panne su tutte) quest’anno per non dire Philipsen.
[MPo] Jakobsen, per il gusto di andare controcorrente.
Tra Biniam Girmay e Caleb Ewan?
[FC] Sogno un Tour in cui Ewan (con la collaborazione di Guarnieri) si riprende lo scettro di miglior velocista al mondo. Se lo meriterebbe, e se lo meriterebbe ancora di più la sua squadra.
[LP] Uno a uno.
[MPo] Pari e patta.
Tra Julian Alaphilippe e Giulio Ciccone?
[FC] Alaphilippe, a meno che non si trovi davanti in classifica e non provi a rimanerci. Anzi, visto che mi aspetto uno splendido Tour da Alaphilippe, in ogni ambito, dico lui a prescindere da dove si troverà in classifica.
[LP] Bizzarro come siamo quasi a fine pezzo e Alaphilippe venga menzionato adesso per la seconda volta appena. Un Tour ideale per le sue caratteristiche. Tappe inaugurali che due-tre anni fa avrebbe vinto fischiettando. Ma il tempo corre, lui ne ha passate di ogni e, a 31 anni, Julian sembra quasi un corridore di un’epoca che fu. È in ripresa però, e secondo me una tappa la porta a casa. Una la vince anche Ciccone, per un altro scoppiettante uno a uno.
[MPe] Entrambi sono usciti benissimo dal Delfinato, poi sono un po’ evaporati ai campionati nazionali. Croci e delizie, vinceranno una o più tappe a testa. Risultato finale: 2-1 per Alaphilippe. (A Ciccone chiedo solo, se mi è permesso, di centrare la sua vittoria nella prima settimana, così da evitarci la tiritera del quando arriva la prima vittoria italiana).
[MPo] Splendida sfida. Ogni fuga con loro dentro sarà una goduria, spero riescano ad aggiudicarsi almeno una tappa a testa.
Tra Gorka e Ion Izagirre?
[FC] Zero a zero.
[LP] Gorka, perché è nato il mio stesso anno, e – come me – non ha ancora vinto al Tour.
[MPe] Zero a zero ma entrambi fenomeni.
[MPo] Zero a zero.
Tra Matej Mohorič e Fred Wright?
[FC] Diciamo Moho per affetto, ma temo un altro 0-0.
[LP] Wright si è appena sbloccato al campionato nazionale britannico e ora sarà dura fermarlo. Può vincere anche più di una tappa. (Comincio a temere di aver pronosticato in totale più vittorie di tappa delle ventuno disponibili, ma non importa).
[MPe] Dopo la Sanremo, Mohorič ha vinto solo due volte. Corridore di livello troppo alto per far rimanere fermo il tassametro ancora a lungo.
[MPo] Non me ne voglia Wright, ma Mohorič e la Francia sono una coppia perfetta.
Mark Cavendish batterà il record di tappe vinte?
[FC] Se lo farà, sarà bellissimo.
[LP] Sì, dai.
[MPe] No, ma farà diverse volte secondo.
[MPo] Speriamo di sì!
Chi farà più chilometri in fuga tra Hugo Houle e Victor Campenaerts?
[FC] Faranno esattamente gli stessi chilometri, perché andranno in fuga sempre insieme.
[LP] Campenaerts, perché ha un cognome molto lungo ed è sufficiente menzionarlo un po’ di volte per riempire già quasi mezzo articolo.
[MPe] La Israel-Premier Tech sta diventando giorno dopo giorno la squadra dei fuggitivi canadesi, e Houle di certo sarà sempre in fuga.
[MPo] Campenaerts, ma la differenza sarà di pochi metri.
A quale dei mille norvegesi della Uno-X presterai attenzione?
[FC] Voglio restare convinto che siano una persona unica. Un cerbero a otto teste, tutte bionde (ma tanto c'hanno il caschetto), tutte con la mascella squadrata, lo sguardo gelido e con un potentissimo alito di akevitt.
[LP] Torstein Træen, perché ha fatto un Delfinato super ma soprattutto perché una volta si è confidato con Michele Pelacci.
[MPe] Torstein Træen mi raccontò di avere origini giapponesi. Tobias Halland Johannessen è un fenomeno (davvero stavolta: ha vinto il Tour de l’Avenir nel 2021). Wærenskjold è un gran passista, e quando mi capita di vedere il Giro di Turchia c’è sempre Anthon Charmig (danese, però) che sembra Merckx ‘71. Jonas Gregaard (anche questo danese) farà il… gregaario?
[MPo] Ogni giorno a uno diverso (compresi direttori sportivi, meccanici, massaggiatori, cuochi…).
Quanti trattori avrà la coreografia con più trattori?
[FC] Viviamo in un'epoca in cui nello sport si ingigantisce tutto: più forti, più veloci, più estremi. Non credo che i trattori saranno da meno. Insomma, i tempi sono maturi per una coreografia che sfondi il quasi utopico muro dei CENTO trattori.
[LP] Rimango coi piedi per terra e dico tra i venti e i trenta.
[MPe] Previsione molto precisa: vedremo il record di trattori già alla prima tappa, in un campo mietuto da poche ore vicino Bilbao. I tifosi dell’Athletic celebreranno con 67 trattori la prima partita europea della loro squadra, giocata in un inizio luglio di 67 anni fa.
[MPo] La risposta? 42, naturalmente.
Vedremo più spesso tifosi vestiti da mucche, da diavoli o da galletti?
[FC] Per la Francia sono giorni difficili, c'è bisogno di galletti.
[LP] Diavoli, senza dubbio.
[MPo] Sinceramente non saprei. Negli ultimi anni abbiamo visto i T-Rex in forte ascesa, potrebbero mettere in crisi questi tre mostri sacri.
*
La nostra musette
5 ***** Vingegaard, Pogačar
3,5 *** Mas, Hindley, Carapaz
3 *** S. Yates, Landa, Gaudu, Bardet
2,5 ** Bernal, O’Connor
2 ** Martínez, Pidcock, Pinot, Skjelmose
1,5 * Bilbao, Martin
1 * Ciccone, Alaphilippe, Lutsenko
*
Tutte le foto sono di Tornanti.cc
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