[Imola 2020] Nello stesso posto

Fino a qualche decennio fa Solarolo, più di quattromila anime nella pianura di Ravenna, godeva di una certa notorietà locale solo grazie al Santuario della Beata Vergine, celebrato in processione sin dal 1730. È a cavallo tra gli anni '80 e '90 che il paese acquisisce fama a livello globale, e la deve a due cittadini celebri quanto diversissimi. Una è Laura Pausini, cantante best-seller in tutto il mondo; l'altro è un ex ragazzo quasi 60enne che ancora non ha intenzione di abbandonare il suo sogno di bambino.

Il 1º settembre 1968 il padre di Davide Cassani sorprese la famiglia con una proposta: tutti a Imola a vedere Gimondi. Quattordici chilometri di trasferta, per il piccolo Cassani la più lunga della vita: «non ero mai stato a Imola, veramente non ero mai stato da nessuna parte». Quel pomeriggio non vide vincere Gimondi ma assistette all'impresa di Vittorio Adorni, campione del mondo con 10 minuti sul secondo dopo 90 chilometri di fuga. Un'impresa che Adorni completò nel dopo-gara scapicollandosi agli studi Rai di Milano per il suo tradizionale appuntamento domenicale con la conduzione del programma "Ciao Mamma". Nel destino di Cassani ci sarebbe stata una lunga frequentazione della Rai, ma il sogno trasmessogli da Adorni quel pomeriggio fu un altro: correre in bicicletta.

Il destino in genere segue percorsi strani, eppure a volte si incammina su strade ben segnate, quasi abituali. Quello che Davide Cassani non avrebbe mai potuto immaginare, non nel 1968 ma solo pochi anni fa, sarebbe stato, nell'ordine: 1) diventare commissario tecnico della nazionale di ciclismo; 2) inventarsi un mondiale di ciclismo sulle strade tra Imola e Solarolo, quelle delle sue garette da ragazzino; 3) guidare un corridore italiano al titolo di campione del mondo a cronometro, per la prima volta nella storia, proprio nel luogo della sua "prima volta".

A realizzare una così fortunata combinazione di eventi ci si è messo il fato, ma un contributo decisivo lo hanno dato i quadricipiti di Filippo Ganna, che ha solo 24 anni ma le maglie iridate ha cominciato a collezionarle sin da minorenne. Se una fattucchiera volesse leggergli la mano, probabilmente vi troverebbe cinque righe colorate, tante quante i suoi titoli mondiali, quelli che per Ganna hanno tutti lo stesso valore. «La differenza è che oggi erano trenta minuti in più di corsa, vi assicuro che non è poco», dice dietro ad una mascherina a sua volta iridata, senza riuscire a nascondere un sorriso.

«Cerco di fare la mia storia», aveva dichiarato Filippo Ganna alla vigilia della crono mondiale. Il bello è che è riuscito anche a ri-fare la storia del suo commissario tecnico, nel medesimo luogo dov'era cominciata. Fa percorsi strani il destino, talvolta ha bisogno di più di 50 anni per compiersi, e poi lo fa in un pomeriggio, in nemmeno 36 minuti, a più di cinquanta all'ora. [Filippo Cauz]

 

 

 

 

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