[Kings of Bidons] Luca Covili

Luca Covili ha 22 anni e non sa di preciso cosa farebbe senza la bicicletta. È il più giovane italiano al via del 102° Giro d’Italia e, insieme al trio di esordienti del Team Ineos, tra i più giovani in assoluto. Alle scuole superiori ha studiato informatica, ma la materia non l’ha mai appassionato veramente. Il ciclismo invece sì: «Per colpa di una bugia, penso solo alla bicicletta». Propinatore della piccola balla in questione: suo padre. Movente: una maglietta.

Luca aveva sei anni e il Giro faceva quello che fa da più di un secolo: portava festa tra le strade. Uno sponsor distribuiva alcune di quelle t-shirt in cotone rosa imperlate di stampe pubblicitarie che scoloriscono al primo lavaggio. Il papà di Covili recuperò uno di quei surrogati di Maglia Rosa e fece quello che talvolta fanno i genitori: manipolò un poco la realtà per far più felice il suo figliolo. Gli disse che quella era la maglietta di Pantani. «E per me fu la fine», ricorda Luca sorridendo. Fu la fine nel senso che fu l’inizio: poco tempo dopo avrebbe chiesto ai suoi di iscriverlo a ciclismo.

Da allora l’hanno seguito sempre. C’erano giovedì alla presentazione in Piazza Maggiore, ci saranno in cima a San Luca, dove Luca cercherà di onorare il suo santo e la sua vocazione per le strade che salgono. Con voce ferma annuncia di essere assolutamente tranquillo, di aver dormito benissimo le scorse notti. Ha dovuto rispondere a un sacco di messaggi, certo: amici, conoscenti, persino qualcuno che non si ricordava di conoscere. A Pavullo nel Frignano gli hanno dedicato una pagina sul giornale: “Un pavullese al Giro 54 anni dopo Venturelli”. Il Venturelli in questione? Nientemeno che Romeo, detto Meo, uno che negli anni ’60 fu in grado di battere Anquetil a cronometro nonostante non si allenasse praticamente mai. Covili conosce bene la storia del suo concittadino, ma ci tiene ad aggiungere che lui è «molto meno pazzerello».

Pavullo è pure la cittadina di origine di Antonio, appassionato di ciclismo che ha aperto una pizzeria nella piazza di Huy, e di un altro Luca, Toni - ma il calcio è uno sport che a Covili interessa poco. Per lui ciò che conta è la bicicletta. Conta quella bugia a fin di bene - o forse a fin di bere, d’altra parte è l’acqua l’elemento-chiave di questa storia: il padre di Covili è un idraulico, e Luca per tre settimane sarà una specie di sifone umano. Perché sogna di essere capitano, un giorno, ma per questa volta la sua mansione principale sarà distribuire borracce ai compagni. Il suo record personale è di 8 bidon trasportati contemporaneamente: «Ma conto di batterlo durante il Giro». Quelli che non consegnerà ai colleghi li regalerà al pubblico: «So cosa significa ricevere una borraccia da un corridore, a casa ne ho un casino».

Ma a cosa ti fa pensare tutta quest’acqua, Luca? «Al caldo, però anche alla pioggia». E la bicicletta, a cosa ti fa pensare la bicicletta? «Facilissimo: alla salita». [LP]

 

 

 

 

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