Dura la vita per quelli come Matthews. (continua a leggere)

Ha detto Rafał Majka che Pogačar va in bici come gioca alla PlayStation, e forse è per rispetto di questa similitudine da lui stesso partorita che all’attacco del tratto più duro della Planche, non avendo per le mani un joystick ma un manubrio, lo scalatore polacco compie il gesto che nella sua p (continua a leggere)

C’è dell’inquietudine nello sguardo di Jakob Fuglsang mentre, concluso un rapido scambio di vedute con Van Aert, accosta sulla destra della strada per Longwy e mette il piede a terra. (continua a leggere)

Un giorno dovremo stabilire se il fatto che la competizione più prestigiosa di uno degli sport più tecnologici al mondo rischi di essere segnata nel suo esito da una balla di fieno improvvidamente spinta (forse da una motocicletta di servizio) all’interno della carreggiata sia un elemento di impa (continua a leggere)

C’è Wout van Aert che sulla linea del traguardo della quarta tappa muove su e giù le braccia. (continua a leggere)

Ha detto Magnus Cort che il suono dei tifosi danesi è un ruggito. Poi ci ha pensato meglio e ha cambiato ambito sensoriale: è uno schiaffo in faccia. (continua a leggere)

La Danimarca ricava oltre il 40% della sua elettricità dal vento. (continua a leggere)

Il primo a partire è Jérémy Lecroq della B&B Hotels, ventisette anni. Ha detto che correre il Tour è come toccare il sacro Graal. C’è da capirlo: per lui è la prima volta, e quanto sono dolci certe prime volte lo sa anche chi un Tour de France non lo correrà mai. (continua a leggere)

Sì è appena conclusa la settimana dei campionati nazionali di ciclismo. Si tratta – se seguite questo sport il giusto lo saprete – di una delle settimane più importanti della stagione. Quanto meno da un punto di vista cromatico, diciamo così.  (continua a leggere)

«Faccio ancora fatica a esprimere a parole gli eventi di ieri, l’angoscia di quei volti e di quei corpi feriti in seguito alla caduta. (continua a leggere)