G102T15 Ivrea - Como

Cataldo teme Cattaneo in salita, Cattaneo teme Cataldo in volata, ma se non si temessero a vicenda non arriverebbero al traguardo. Il timore non è il motore delle fughe - esse non sono mai affare per deboli di spirito - ma ne costituisce il collante principale, la forza che tiene insieme i rivali prima che diventino rivali per davvero. Cataldo e Cattaneo decidono che non saranno avversari fino all’inizio dell’ultima salita: da lì in poi uno proverà a battere l’altro - ciascuno sul suo terreno preferito - ma fino ad allora si daranno una mano. Arrivano ad avere fino a 16 minuti di vantaggio. Poi si avvicinano i riflessi del lago e di un finale invitante: Simon Yates comincia a essere insofferente e il gruppo si avvicina.

Sulla salita verso Civiglio Cataldo riesce a tenere il ritmo di Cattaneo, ottenendo due risultati discordanti: a) diventa il favorito per la vittoria; ma di conseguenza b) Cattaneo smette di collaborare. Dopo 215 chilometri di fuga, quando ne mancano solo 3 alla fine, il timore di Cataldo non è più l’alleato divenuto rivale ma il ritorno degli inseguitori. Perché gli inseguitori sono ormai a 30 secondi - Cataldo li vede - e soprattutto perché all’insofferenza di Yates si sono aggiunte l’insistenza di Nibali e la brillantezza di Carapaz. Sono tutti e tre all’attacco di Roglic, che per la prima volta dall’inizio del Giro è rimasto attardato. Non per insofferenza né per insistenza: per incontinenza. Uno dei direttori sportivi della Jumbo si è fermato a far pipì proprio nel momento in cui il cambio del leader della squadra ha smesso di funzionare. Senza più la sua bicicletta e con quella di riserva bloccata da qualche parte sul tettuccio dell’ammiraglia, Roglic deve finire la tappa sulla bici di un compagno. Si stacca in salita, scivola in discesa. Alla fine perde 40 secondi e forse qualche certezza che si tramuta in degli avversari.

Cataldo intanto non teme più nessuno. Ha superato l’ultimo chilometro e ha capito che da dietro non rientreranno più, e che non può proprio perdere la volata. Non la perde. Batte un Cattaneo comunque felice - ha un tatuaggio sul braccio sinistro: Sorridi sempre - e festeggia insieme e López, il capitano per supportare il quale ha rinunciato a un’altra fuga buona, quella di Pinerolo tre giorni fa. López abbraccia Cataldo mentre la movimentata domenica di Como riacquista lentamente tratti di ordinarietà.

Un artista di strada realizza quadretti con bombolette di vernice acrilica: l’occhio di Dio, un tramonto, un lupo che ulula alla luna. Una coppia di turisti inglesi si scatta un selfie con Cernobbio sullo sfondo. Alcuni amici mangiano un gelato sdraiati sul prato del lungolago Mafalda di Savoia: da un lato c’è il lago, qualche cigno a beccar pane; dall’altro il Tempio Voltiano, il museo dedicato al grande scienziato di Como. Giusto il tempo di ricaricare le pile, tra due giorni il Giro ricomincia. (LP)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PS - Di questo e altro parleremo tra un po' nel nostro podcast notturno "Giroglifici - un programma tutto da decifrare". Non sappiamo ancora quando, ma se ci seguite a un certo punto vi manderemo tutti i link.

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