[Wollongong 2022] Vicino a Evenepoel

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    Scalatore da bancone, pistard da divano. Ama il rumore, i bratwurst, dormire e leggere seduto sul water. Ha visto il volto di Dio in tre occasioni: una volta era Joey Baron, le altre due Laurent Jalabert.

A Wollongong, dove il primo telegrafo fu installato nel 1862, più di 60 anni dopo l'arrivo dei conquistatori europei, oggi le comunicazioni passano per mezzi semplici. Non ci sono le radioline in corsa, così si ricorre al passaparola. Thomas Voeckler, uno dei pochi commissari tecnici che segue la gara dall'ammiraglia, apre le consultazioni con i suoi capitani al finestrino. I francesi hanno un mandato preciso: attaccare. Attaccare anche se mancano più di 200 chilometri al traguardo. Perché il ciclismo è uno sport semplice, in cui la cosa più importante è complicare la vita ai propri avversari. E il rischio più grande complicarla a se stessi.

Per tutti gli altri, le notizie si trasmettono in un modo soltanto: una schiera di lavagnette. Un esercito di tecnici del pennarello, ciascuno con le sue indicazioni e i suoi suggerimenti. "Non tirare". "Attacca". "Stai a ruota". Col procedere dei chilometri la comunicazione si fa sempre più scarna, fino al più essenziale dei sistemi, il binario Acceso/Spento. Come la luce del bianco faro che si staglia sulla costa di Wollongong. A una settantina di chilometri dal traguardo la consegna diventa una sola, per tutti: "Resta vicino a Evenepoel".

Ma restare “vicino a Evenepoel” è un proposito vano, lo sa sia chi lo invia sia chi lo riceve, perché vicino a Evenepoel, il faro della corsa, non si riesce proprio a stare. Non quando libera tutti i cavalli della sua diligenza. Non a lungo, almeno. Chiedere ad Alexey Lutsenko, miglior interprete delle lavagnette odierno, finito come la Queen of Nations, la goletta britannica che nel 1881 confuse le luci di un fuoco per il faro e andò a schiantarsi al largo di Wollongong, perdendo quasi tutto il suo carico di 24mila bottiglie di cognac.

Il destino di Lutsenko è quello di tutto il gruppo. Distanziato, sballottato, naufragato. C'è chi ha qualche rimpianto, chi ammette i propri errori e chi riconosce che più di così proprio non si poteva fare. Che il messaggio luminoso inviato da Evenepoel è stato recepito. Una comunicazione scarna anch’essa, un dito sulle labbra recapitato agli scettici e, al di qua del globo, alle vittime del fuso orario: fate un po' di silenzio, è ora di dormire.

 

Testo: Filippo Cauz
Foto: Tornanti.cc 

 

 

 

 

 

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