[Milano - Sanremo 2020] Keep Going

La classica che fa deflagrare la stagione in mezz'ora di adrenalina la si aspetta per tutto un inverno. E poco importa se per una volta arriva in un pomeriggio d'agosto. La Sanremo si attende per tutto il giorno, per quel lungo macinare di chilometri che sembrano non servire a nulla e invece fanno tutto, perché è il loro susseguirsi che fa la Sanremo, anche quando si presenta così: inconsueta, rimaneggiata, stiracchiata, come un'attesa più lunga del solito.

La Sanremo la aspettano in riviera anche quando la riviera non chiama la Sanremo. E la aspettano nella Lomellina e nel Monferrato, dove arriva come regalo di una primavera che non si capisce se non sia mai cominciata o se non sappia come concludersi. La aspettano nelle Langhe di lune e falò: "in verità siamo tutti in attesa", scriveva Pavese raccontando corpi caldi a bordo piscina che oggi sarebbero stati a bordo strada. Suiveurs, street artists, giocatori di bocce, bambini e baristi, in attesa.

La aspettano i tifosi a cui era mancata l’ingenuità delle biciclette che s’insinuano imperterrite nella vita che scorre, o che si adatta. Quelli che facevano i conti dei giorni mancanti, dei chilometri. Le tifose italiane di Micheal Matthews, per esempio, che si erano rassegnate a pazientare finché non hanno scoperto che la Sanremo sarebbe stata deviata proprio a Lomello, il loro paese natale. Hanno atteso il loro idolo con palloncini dorati; lo hanno sospinto fino alla fine, dove Matthews ha sprintato, prima sulla linea d'arrivo e poi dai medici: terzo e suturato.

Questa Sanremo d’agosto è attesa a metà. C'è chi sta in spiaggia, oltre la ferrovia, a godere dell’ombra allungata delle sei del pomeriggio ignorando senza troppi rimpianti le velleità di un ciclismo che, come certi elfi, si mostra solo a chi ha il cuore ben disposto. C'è chi suda sul divano, scrutando le smorfie e i muscoli stridenti dei velocisti, e interrogandosi sul fortunato caso (o l’insondabile logica) per cui a un attacco di Mosca faccia seguito uno di Moscon, spunto formidabile per un articolo che sfrutti la circostanza per parlare magari di ronzio (il ronzio delle bici quando tagliano la brezza agostana). Un articolo che tuttavia non è questo: questo è più convenzionale, perché dopo tanta attesa anche in una Sanremo tutta nuova è piacevole ritrovare tradizioni intramontabili come l’attacco di Nibali sul Poggio, o come la semplice saggezza del vincitore, che rivela che il segreto della vittoria - e di tutto il resto - è la tenacia: «Keep going».

Van Aert ha due operazioni dietro di sé e una borraccia davanti, anzi in mano, l’ultima prima del finale. Se ne rovescia metà in gola e metà sugli occhiali, levando via la polvere di trecento chilometri e di mesi di preparazione. La Sanremo l'hanno attesa tutti a lungo; tutti tranne lui, che a 25 anni preferisce farsi attendere che aspettare. Ha esultato in Piazza del Campo e in via Roma, esulterà su altre strade, riviera o collina importa poco. Troverà in ogni caso qualcuno ad attenderlo. [FC-LP-MP]

 

La foto di copertina è di Tornanti.cc