La prima incertezza della maglia rosa giunge come un fulmine a ciel sereno - ed era sereno per davvero. Le certezze s’incrinano in un secondo, il sigillo del dominio pare scollarsi in un angolo. Dal recinto allarmato della Ineos tentano di liberarsi buoi voraci (sono questi gli avversari di Bernal ma soprattutto le sue paure, i suoi acciacchi, i suoi fantasmi) che Dani Martinez, mandriano di rango, s'adopera prontamente a radunare.
L'essenziale è invisibile agli occhi e stavolta anche il tappone del Giro, affidato in esclusiva alla fallibità della voce, alle grane grosse della trasmissione orale, alla parola incontestabile di chi c'era, di chi garantisce di aver visto - ma l'ha poi visto per davvero?
I tavolini del bar della stazione di Nova Gorica sono pieni. Uomini e donne di tutte le età conversano e sorseggiano - prevalentemente birra Laško - all'ombra del monte Sabotino, davanti a quattro binari e due treni merci fermi.
Viste dall’autostrada, le nuvole che ammantano i monti della Carnia sembrano inconsistenti, uno strato di cotone che potremmo spingere via con un soffio. È solo dopo l’uscita di Tolmezzo che esse acquistano spessore e corposità, nelle sembianze del primo gocciolone di pioggia che si spiaccica sul nostro tergicristalli.
Una serie di appunti presi durante il Giro d'Italia 2021 da Leonardo Piccione e riproposti senza particolare ordine. Elenchi, pensieri, foto e stralci da un viaggio al seguito dell'edizione 104 della Corsa Rosa.
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Qualcuno cerca di mettere a fuoco le nostre facce, qualcun altro sbircia dentro la nostra auto in cerca di dettagli rivelatori. Molti scattano foto al nostro passaggio, chissà se le rivedranno mai, forse le hanno già cancellate.
La prima conseguenza dell'abbuffata di luce della prima giornata di sole ininterrotto di questo Giro d'Italia è la fatica degli occhi ad adeguarsi alla penombra del Palapaternesi di Foligno. Solo dopo qualche minuto comincia a emergere qualche dettaglio dal fondo apparentemente buio.
L'addetto alla seggiovia di Campo Felice ci aveva avvisati: «Se la cabina si ferma non spaventatevi, ripartirà da sola dopo qualche minuto». Adesso che siamo sospesi sopra l'ultimo tratto di sterrato - il percorso di gara un impasto beige sotto di noi - ripenso al suo avvertimento.
C'è un silenzio totale e indiviso nell'abitato di Guardiaregia, all'inizio della lunga salita di Bocca della Selva. È la prima sosta che facciamo. "Un bar dovrà pur esserci", penso, assalito dall'astinenza dal nettare che rende possibile la mia sopravvivenza al Giro, che per me è tante cose ma soprattutto quello che succede tra un macchiato e il successivo lungo.
C'è un incolonnamento sull'A14, direzione Pescara. La tappa è partita; bus, ammiraglie e suiveur in automobile hanno lasciato i corridori alle loro consuete divagazioni tra statali e provinciali e optato per l'autostrada, così da anticiparli verso Termoli.