A un centinaio di chilometri dal traguardo, prima di risalire la Vallonia lungo la strada più dritta e accidentata, i corridori della Liegi-Bastogne-Liegi numero 108 sono transitati sotto al naso di una coppia di tifosi. Una donna avvolta in una bandiera belga agitata dalla brezza, e un uomo con un grande striscione a due aste, un vecchio lenzuolo bianco con due semplici parole, in stampatello maiuscolo nero: MERCI PHIL.
Thibaut Pinot va al di là dello sport.
È qualcuno che parla al nostro intimo, a ciascuno di noi. Quello che è stato capace di fare negli ultimi due giorni sono due versanti della stessa montagna. Per vincere oggi doveva perdere ieri; la vittoria di oggi è liberatoria perché ieri ha perso.
Quando si tratta di Pinot, contrariamente a quanto recita il suo tatuaggio, le sconfitte sono belle tanto quanto le vittorie. Qualche volta sono persino più belle. È per questo che uno così ci tocca nell’intimo.
La Parigi-Roubaix comincia in pianura e prosegue in pianura. Attraversa i dipartimenti dell'Oise, dell'Aisne e del Nord; scopre le prime stradine di campagna, poi cominciano i primi settori in pavé, uno dopo l’altro, le diverse televisioni del mondo si collegano e tutto cambia.
Va sempre così… Quasi sempre.
Per Elisa Longo Borghini il ciclismo è una questione di famiglia: «A casa dei miei il televisore era sempre acceso su Raisport, anche quando c'era il biliardo».
La Parigi-Roubaix è sempre stata spaventosa, per Elisa: «I ricordi più nitidi, quelli delle cadute e della terra che tiravano su i corridori». Ma anche un sogno: «Un sogno che ho sempre ritenuto realizzabile».
Un estratto che parla di borracce e Marcus Burghardt, da Acqua passata. Vita, sorte e miracoli delle borracce nel ciclismo (People, 2020). Maggiori info a questo link.
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Il ciclismo invade i paesi in pieno giorno. Per non dare troppo nell’occhio, all’inizio se ne sta alla larga dal centro: prende posto nei parcheggi dei campi sportivi, sui lungomari, all’ombra dei viali alberati. Quasi s’imbosca.
«Nel ciclismo si perde spesso e io oggi ho perso, però se devo piangere per un podio all’Amstel Gold Race allora tanto vale smettere di correre in bicicletta. C’erano 175 corridori alla partenza e solo 3 sul podio. Io c’ero», ha detto Cosnefroy.
Di mezzo tra classiche e Giro, ci rimettiamo per un paio di giorni in strada.
Il Fiandre del 2022 è una storia di zig-zag. E il suo ultimo chilometro, col suo folle ondeggiare, ci spiega qualcosa in più sugli uomini che si barcamenano come Mathieu van der Poel e Tadej Pogačar.
Vivere dall’interno certi momenti storici, ce ne stiamo accorgendo, è un’esperienza sopravvalutata. La Storia è insensibile, impersonale, un pachiderma che tutto travolge e tutto stritola. La Storia andrebbe studiata, quasi mai vissuta; la Storia è troppo grande per le nostre piccole vite, per le nostre storie scritte in minuscolo, già incontrollabili e sfuggenti di loro. Dalla Storia il più delle volte sentiamo il bisogno di dissociarci, di allontanarci. Di fuggire, addirittura, come un ciclista con in tasca un sogno e nella testa poca razionalità.
Lo scorso autunno Tadej Pogačar confessò di fregarsene del futuro e del suo ruolo nella storia, eppure quella che continua a compiere è un'operazione di ricodifica del ciclismo. Abbatte record longevi nelle corse storiche e apre scenari nuovi nelle gare più giovani.