Annemiek van Vleuten non era partita per vincere a Wollongong 2022, ma quando si è ritrovata lì davanti, lottando con un dolore al gomito che lei stessa ha definito "infernale", lo spettro luminoso del cielo australe ha combinato un nuovo scherzo, disegnando un vivace arcobaleno. E oltre l'arcobaleno, si sa, accade l'impossibile.
«Non avrei mai immaginato che io, ragazzino cresciuto in Tasmania, sarei stato così fortunato da poter viaggiare per il mondo grazie alla mia bici, correndo in alcune nelle squadre migliori e incontrando tante persone fantastiche lungo la strada. Sono prontissimo a godermi il prossimo capitolo, ma che bella avventura è stata. Come disse Forrest Gump: 'Sono un po' stanchino, credo che me andrò a casa'.»
Guardandoli così, nel raffazzonato tentativo di riepilogo che è ogni fotografia, si fa una certa fatica a credere che i tre protagonisti siano colleghi, concorrenti della stessa gara che sta per concludersi.
Alejandro Valverde, proteso verso il giovane desideroso d’ossequio, di Remco Evenepoel potrebbe benissimo essere il padre: quando Remco nacque, il 25 gennaio 2000, lui era già da un pezzo ‘El Embatido’, prossimo a un salto nel professionismo che avrebbe compiuto appena due anni dopo.
Nel vasto novero di multiformi guai che affastellano la carriera di Primoz Roglič, quello che gli è occorso ieri pomeriggio nel finale della sedicesima tappa della Vuelta a España potrebbe godere del primato del più illuminante.
Una delle sequenze emotivamente più intense di quest'estate di ciclismo comincia pochi metri dopo la linea d’arrivo della settima tappa della Vuelta 2022, a Cistierna: Jesús Herrada López, trentaduenne della Cofidis, ha appena battuto in volata Samuele Battistella e gli altri tre compagni d’avventura. Il gruppo è stato messo nel sacco dai fuggitivi, come si dice in questi casi, ed è di per sé un’ottima premessa.
Il brano che segue è tratto da "Mai burlarsi di un drago vivo - Storie e visioni dal Tour de France 2021", disponibile qui.
Più che un corridore, è un auspicio. Bonnamour attraversa la Francia e predice, irrompe nei nostri schermi e profetizza. «Bonnamour!», ripetono i cronisti. «Bonnamour!», annunciano gli annunciatori. «Bonnamour!», erompono i tifosi, e nel momento in cui pronunciano quel cognome evocano il sentimento che esso contiene, scambiandosi una specie di augurio universale.
Di seguito la prefazione alla raccolta "Un fatterello che non pareva niente di speciale - Storie e visioni dal Tour de France 2022", disponibile QUI.
«E ci siamo innamorati un’altra volta, e ci siamo detti che questo nostro tempo è un tempo balordo, è un tempo grigio e spaventoso, però abbiamo pur sempre le stelle in cielo, e le biciclette su per le montagne.»
La circostanza per cui le prime cinque lettere del suo cognome corrispondano in danese alla parola “ala” era un buon indizio. Lo era anche – di più – il secondo posto di un anno fa, al termine di una corsa cominciata da gregario. E poi i miglioramenti continui, la fiducia crescente, le intrepide dichiarazioni di intenti.
La diciannovesima tappa è il mattino dopo la sbornia. Cielo grigio (uniformemente grigio), strada piatta (quasi del tutto piatta), stomaci sottosopra (quello di Pedersen quantomeno: lo comunica la Trek-Segafredo alla partenza) e spiriti in cerca della proverbiale quiete dopo la tempesta (metaforica: non piove da Copenaghen).