Tra scherzi con il compagno di squadra Thomas De Gendt e viaggi all'ammiraglia per rifornirsi di borracce, Tosh van der Sande è diventato un riferimento gastronomico per i compagni della Lotto. Per lui è un'attività di famiglia.
Il Giro d'Italia si regge su un equilibrio precario. Vive la condizione dell'oggetto del desiderio che i due maggiori pretendenti non si decidono ad agguantare. E ne approfitta un pioniere che ad ogni passo stabilisce un piccolo primato.
Il Giro di Louis Vervaeke è cambiato a Frascati con l'infortunio di Tom Dumoulin e si è concluso ai piedi del Lago Serrù. Ma è stato comunque un altro dei sogni d'infanzia realizzati.
Se Il'nur Zakarin avesse allungato lo sguardo oltre la propria fatica, oggi avrebbe potuto osservare un paesaggio diverso da tutto il resto del Giro. Ma non lo ha fatto, aveva una crepa da aprire.
Reto Hollenstein, un metro e 97 di passista, è felice di quello che fa. E poco importa se non ha ancora vinto una gara in undici anni di professionismo. Sa comunque rendersi utile.
Cesare Benedetti finalmente ha vinto una corsa in carriera, ma non è che per lui cambi chissà cosa.
Il primo Tour de France Nathan Brown l'ha fatto da ragazzino, in vacanza direttamente dal Tennessee. Le prime borracce le ha raccolte sull'Alpe d'Huez, e da allora il suo amore col ciclismo non si è mai fermato.
Questi giorni in maglia rosa di Conti parlano di futuro. Vorrebbe vincere il Giro, un giorno, o magari una grande classica, meglio ancora se tutt’e due. Vorrebbe diventare meno umile, se possibile, e tenere i piedi appena più sollevati da terra.
Secondo Mikkel Honoré esiste un legame intrinseco tra ciclismo e filosofia. E forse anche tra ciclismo e dialetto veneto.
Anche la tappa più piatta del Giro può diventare il terreno per un'avventura, o almeno per un'esplorazione, che è meglio fare in due che da soli. Mentre gli altri si preoccupano di cosa mangeranno a pranzo.